L’ultimo appuntamento del Salotto Greentoso ha visto come protagonisti Giuseppe e Pierpaolo, i due co-founder di RiCreaMi.
RiCreaMi si presenta come un progetto ampio e dal grande potenziale. Sia marketplace che community, il suo focus è concentrato sul tema della moda sostenibile, in quanto si pone l’obiettivo di ridare vita a capi che hanno già avuto un ciclo di utilizzo, per poi venderli o acquistarli tramite piattaforma web.
Ciao Giuseppe e Pierpaolo, vi va di raccontarci come è nato RiCreaMi?
Giuseppe: Il mio percorso professionale parte dal mondo della finanza aziendale. Mi sono avvicinato al tema della sostenibilità nel 2021, grazie a un master sull’economia circolare frequentato proprio in quell’anno. Lì ho conosciuto Pierpaolo, e i nostri propositi si sono uniti per creare un progetto che tenesse fede al nostro comune interesse per l’ambiente.
Pierpaolo: I miei inizi invece si trovano agli antipodi rispetto a ciò di cui mi occupo oggi. Per 20 anni ho lavorato nell’ambito petrolifero, industria inquinante per eccellenza. Nel 2015, mentre vivevo ad Anversa, sono entrato in contatto col forte fermento che lì si respirava rispetto a tematiche quali la bio economia. Ho deciso così di lasciare la società con cui lavoravo, e aprirne un’altra in cui mi occupavo della produzione di bio-metano. Quello che mi muoveva era l’idea di lasciare qualcosa di davvero importante alle generazioni future e ai nostri figli: semplicemente un mondo migliore. Dopo aver frequentato il master e aver appreso, assieme a Giuseppe, che il tessile era la seconda industria più inquinante in assoluto, abbiamo unito i nostri intenti per fare la nostra parte e cercare di migliorare le cose. Ecco come nasce RiCreaMi.
Entrando più nello specifico, potete spiegarci come funziona RiCreaMi e a chi si rivolge?
Giuseppe: RiCreaMi si propone sia come community, sia come marketplace all’interno del quale, quindi, è possibile vendere e acquistare. L’intero progetto è basato su due gruppi di figure principali, che interagiscono attraverso il sito www.RiCreaMi.com: gli Upcycler, ossia coloro che si occupano di ridare vita ai capi e poi venderli, e i Sustainer, ovvero tutti quegli utenti a cui l’offerta di acquisto è rivolta. Entrambi hanno dei vantaggi: gli Upcycler, utilizzando la loro creatività, possono dare nuova vita a capi che giacevano inutilizzati nell’armadio e generare con questa attività anche un introito. I Sustainer hanno invece la possibilità di vestire un capo unico, con la consapevolezza di aver operato anche una scelta eticamente più consapevole.
Credo sia importante sottolineare, poi, che RiCreaMi si basa su 3 pilastri fondamentali: la sostenibilità ambientale ma anche economica, perché nonostante siano gli Upcycler a decidere il prezzo a cui vendere le loro creazioni, sono tenuti a rispettare delle linee guida per mantenere i prezzi accessibili. La democratizzazione, intesa non solo come la possibilità di rendere i capi disponibili a tutti grazie ai prezzi contenuti, ma anche come l’idea di concedere a tutti, hobbisti e professionisti, l’opportunità di diventare “stilisti” e “commercianti”. Infine, l’artigianalità, perché i capi venduti sono tutti prodotti a mano e quindi di qualità.
Quando verrà lanciato ufficialmente il progetto?
Pierpaolo: Siamo già online col sito e presenti, anche se in maniera embrionale, sui principali canali social. Ci reputiamo soddisfatti perché, nonostante il progetto non sia ancora stato comunicato ufficialmente, possiamo già contare su una buona utenza sia dal punto di vista dei Sustainer che degli Upcycler. Con questi ultimi, inoltre, abbiamo iniziato a lavorare per il lancio ufficiale del progetto previsto per la seconda metà di settembre. Posso anticipare che in quell’occasione usciremo con una collezione iconica di T-Shirt che comunicherà, in maniera chiara, l’intento principale di RiCreaMi: ridurre l’emissione di Co2 causata dalla produzione tessile.
Parliamo ora dell’attività degli Upcycler: in che modo nascono i capi?
Pierpaolo: Innanzitutto ci tengo subito a specificare che, per noi, chiunque sia in grado di “creare” con forbici e macchina da cucire può diventare un Upcycler e dare il suo contributo.
Solitamente, per ri-creare un capo o un accessorio ci vogliono diverse ore. Si inizia con un attento processo di studio creativo che nasce, letteralmente, osservando i vestiti inutilizzati nel proprio armadio e immaginandoli nella loro nuova forma. Poi si passa alla produzione vera e propria, che differisce sempre a seconda dell’Upcycler coinvolto. C’è chi lavora con stencil e colori, chi utilizza strumenti più tradizionali e chi inventa letteralmente vestiti partendo da tessuti insospettabili, come vecchie tappezzerie a fine vita.
E chi desidera diventare un Upcycler, cosa deve fare?
Pierpaolo: È molto semplice! All’interno del sito è presente una sezione in cui è possibile registrarsi come Upcycler. Una volta creato l’account, sarà facile caricare le proprie creazioni e venderle. Ovviamente, ogni utente dovrà rispettare delle specifiche linee guida che vanno dal mantenersi all’interno di una determinata fascia di prezzo, fino a seguire uno specifico iter che si basa sul condividere la descrizione del capo o dell’accessorio, le modalità con cui è stato rigenerato e un piccolo video che mostri l’Upcycler in azione.
Nel caso qualcuno volesse offrire il suo contributo donando capi da rigenerare, come può comportarsi?
Pierpaolo: Si tratta di un’opzione assolutamente possibile, anche se attualmente non ancora ufficialmente pubblicizzata. Per il momento è possibile contattarci e ci occuperemo in prima persona di far pervenire tutte le donazioni agli Upcycler con cui collaboriamo.
Parlando di moda e sostenibilità, come può un’azienda che si occupa di fashion adottare un approccio più consapevole e rispettoso nei confronti dell’ambiente?
Giuseppe: Credo che la risposta si possa riassumere in tre parole, ovvero democratizzazione della sostenibilità. Diffondendo a tutti la consapevolezza che il settore tessile si trovi al secondo posto in termini d’inquinamento, sarà molto più facile un coinvolgimento attivo trasversale per ridurre il suo impatto sull’ambiente. In quest’ottica, credo sia importante anche la partecipazione delle aziende per quanto riguarda la donazione di tessuti, per non sensibilizzare solo i privati ma anche chi ha fatto della moda il suo lavoro.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi e come immaginate il progetto RiCreaMi tra dieci anni?
Pierpaolo: A breve termine c’è sicuramente il lancio ufficiale del progetto, previsto per la seconda metà di settembre. Ragionando più a lungo termine, invece, puntiamo a creare una community in cui Upcycler e Sustainer siano ampiamente coinvolti. Oltre a questo, il nostro interesse si sta già concentrando sul dialogare con partner commerciali e addetti ai lavori affinché mettano a disposizione il loro know-how tecnico e professionale per contribuire alla causa. Tra dieci anni, invece, la nostra prospettiva vola sulle ali di un sogno: ci piacerebbe che RiCreaMi diventasse un portale di riferimento non solo per la moda sostenibile, ma anche per l’oggettistica in generale. Se ci pensi, non è così impensabile passare dalla rigenerazione di un capo a quella di un mobile e di un elettrodomestico. Siamo convinti che il concetto di sostenibilità debba riguardare ogni ambito potenzialmente coinvolgibile.
Scopri RiCreaMi nel sito.
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