Dall’inizio della Rivoluzione Industriale ad oggi, è aumentata notevolmente la produzione di anidride carbonica, la quale è necessaria alle piante, che la scompongono in carbonio, per nutrirsi e crescere. Se l’aumento di CO2 sembra, quindi, un fatto positivo, in realtà presenta degli aspetti negativi che sono spesso sottovalutati.
Carenza di ferro e zinco
Secondo uno studio, realizzato da alcuni ricercatori della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston e dell’Harvard University Center for the Environment di Cambridge, le emissioni di CO2 impoveriscono alcuni elementi nutritivi importanti per il nostro stato di salute. Le piante assorbono l’anidride carbonica, utile per la loro fotosintesi e per la crescita. Se il livello di anidride carbonica cambia, anche le piante devono modificare la loro composizione chimica per sopravvivere, e di conseguenza cambia anche quella dei suoi frutti. Una maggiore concentrazione nelle piante di CO2 aumenta la sintesi di carboidrati, zuccheri e amidi, e diminuisce la concentrazione di proteine e altri nutrienti essenziali. I nutrienti che risentono maggiormente delle alte concentrazioni di CO2 sono il ferro e lo zinco. Quasi un terzo della popolazione mondiale già soffre di carenze di ferro e zinco, e l’aumento dei livelli di CO2 sta peggiorando la situazione. Si stima che entro il 2050 ci saranno più di 175 milioni di persone con carenze di zinco e oltre 122 milioni con un deficit di proteine. La carenza di ferro e zinco può sviluppare delle conseguenze importanti come l’affaticamento, il fiato corto, l’anemia sideropenica, la mancanza di appetito, e molte altre. Lo studio ha previsto che se non si ridurrà l’inquinamento atmosferico rapidamente, il rischio di malnutrizione colpirà più di 2 milioni di persone e le popolazioni più a rischio saranno quelle dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Asia meridionale e sudorientale.
Anche il grano ne risente
Tra le sostanze che possono presentare delle carenze dovute all’aumento delle concentrazioni di CO2 c’è l’azoto. L’azoto è presente in alcuni amminoacidi utili per la formazione dei cereali. Alcuni ricercatori spagnoli hanno affermato e pubblicato su “ACS’ Journal of Agricultural and Food Chemistry” che un livello elevato di CO2 aumenterebbe la resa del grano, ma diminuirebbe la sua qualità nutrizionale. Tenendo conto delle diverse condizioni di crescita del grano, i ricercatori hanno analizzato 41 tipologie di ceppi coltivate in sette località e in tre continenti diversi. È risultato che il grano coltivato a livelli molto alti di CO2 aveva il 9% in meno di zinco, il 5% in meno di ferro e il 6% in meno di proteine. Invece, il riso aveva il 3% in meno di zinco, il 5% in meno di ferro e l’8% in meno di proteine.
Se questa diminuzione del potere nutrizionale si verificasse in ciascun elemento di origine vegetale, le conseguenze sarebbero disastrose, perché gli effetti sarebbero concatenati tra tutti gli esseri viventi, dalle api ai microrganismi, fino ai grandi erbivori e carnivori.
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