Remira Market è un mercatino di seconda mano che si svolge due domeniche al mese a Milano, in via Luigi Nono. Oltre ai concetti preziosi di riciclo e riutilizzo, nasconde un progetto più ampio che unisce sostenibilità, informazione e intrattenimento.
Interessata a saperne di più, ho fatto una chiacchierata con le fondatrici, Katia Meneghini e Virginia Tardella.
REMIRA MARKET: IL PROGETTO
Da cosa nasce Remira Market? Il progetto è stato mosso dal principio di sostenibilità o è subentrato successivamente?
V: da sempre siamo appassionate di mercatini vintage e di seconda mano e, ad un certo punto, abbiamo deciso di fondare il nostro market. La sostenibilità è il concetto fondante sia in relazione alla scelta degli espositori che della location, sia delle modalità di svolgimento del mercatino. Ad esempio incoraggiamo a raggiungerci in bicicletta e portare le proprie shopper riutilizzabili per evitare sacchetti in plastica.
K: siamo partite da noi stesse, abbiamo iniziato coinvolgendo le nostre amiche, evitando loro di gettare in discarica quello che non usavano più per rimetterle in circolo. Non significa regalare, che a volte può rappresentare una scusante per acquistare di più.
Il nostro progetto è un modo per dare valore. Vogliamo che la scelta di un nuovo abito o oggetto sia effettivamente consapevole e la persona ne abbia cura.
Il nome e il motto di questo progetto sono particolari. Da dove nascono?
K: Remira deriva da rimirare, cioè riguardare alle cose sotto un’altra luce per ridare loro valore e una nuova vita. Quindi l’idea di riusare, riguardare, riciclare. L’idea di mettersi a cercare.
V: Per quanto riguarda il motto Reuse & ravana, il concetto è proprio quello di ravanare, avere voglia di mettersi alla ricerca di qualcosa di speciale. Non è come andare in un negozio, dove ci sono a disposizione diverse taglie per ogni capo; devi cercare qualcosa di giusto per te.
REMIRA E SOSTENIBILITÀ
Remira cerca anche di sensibilizzare le persone e renderle consapevoli su cosa significa impegnarsi ad essere più sostenibili.
K: Spesso la parola sostenibilità non si sa bene cosa voglia dire o meglio le persone si chiedono cosa significhi nel concreto, per questo non volevamo che Remira fosse solo comprare abbigliamento usato ma un modo per portare attenzione sul come approcciare alle cose. Di qui l’idea di creare dei workshop con esperti, per raccontare in modo semplice cosa può fare ognuno di noi nel pratico per essere un po’ più sostenibile. Ad esempio in una giornata di workshop siamo partiti da vecchi scarti di materiali di ogni tipo per crearne di nuovi; un altro è stato dedicato al collage riutilizzando vecchie riviste e giornali.
GIOVANI E SOSTENIBILITÀ
Il giardino Federico Aldrovandi all’interno del Tempio del Futuro Perduto a Milano, un centro socio-culturale gestito interamente da giovani, è la location in cui si svolge Remira Market. Lo spazio permette di creare un allestimento dinamico e interessante che non ricorda la classica struttura dei mercatini.
Perché avete scelto proprio questa location?
V: Il posto si presta molto bene perché plastic free e perché gestito ed organizzato da ragazzi giovani, con voglia di mettersi in gioco. Il Tempio è stato uno dei primi luoghi ad aderire al progetto No plastic more fun della onlus Worldrise (di cui Virginia è co-fondatrice) e il più attivo nel dimostrare l’impegno in ambito sostenibile, quindi abbiamo pensato fosse un luogo ottimale.
K: inoltre il giardino Aldrovandi, oltre ad essere un posto molto suggestivo, ci ha permesso di proseguire con il market negli ultimi mesi garantendo tutte le misure di prevenzione contro il Covid.
Che target di pubblico sta mostrando più interesse verso il Remira Market?
K: il pubblico è abbastanza eterogeneo, ma c’è molto interesse da parte dei più giovani, forse anche per come è stato strutturato il market, senza pretesa di essere un’impresa commerciale ma un progetto molto semplice. Ciò dimostra che inizia ad esserci un’attenzione diversa anche dal pubblico, si avvicina con più consapevolezza.
V: tramite la Worldrise Onlus ho notato che ci sono volontari sempre più giovani, spesso anche minorenni che si interessano alla causa.
K: l’abbiamo potuto notare anche dal fatto che, dando la possibilità a ragazzi di fare da stagisti per Remira Market, sono sempre più giovani a fare richiesta. È positivo, significa che il messaggio arriva, viene recepito e poi c’è la volontà di lavorare con realtà che si impegnano in questo senso.
SOSTENIBILITÀ, INFORMAZIONE, INTRATTENIMENTO
Quali sono i progetti futuri?
K: vorremmo che Remira fosse un contenitore, un punto di partenza per sviluppare nuove idee e legare più mondi tra loro, così da portare sempre più contenuti all’interno del market. Vorremmo che rappresentasse un momento di informazione e intrattenimento per fonderli. Causa Covid abbiamo dovuto rimandare l’appuntamento previsto per il 14 marzo, ma appena possibile reintegreremo musica e food durante il mercatino.
V: vorremmo anche creare approfondimenti specifici sui canali social che riguardino sia la sostenibilità che il mondo del vintage e sviluppare nuove tematiche per i workshop. Stiamo pensando a dei focus su prodotti particolari accompagnati da eventi più stimolanti, ad esempio proporre delle sfilate durante lo svolgimento del market o a un coinvolgimento di teatranti o ballerini.
Per sapere di più su Remira Market visita il sito.
Lascia un commento