Il capo d’abbigliamento più amato del mondo, il più casual, oggi apprezzato da qualsiasi classe sociale, età, sesso è sicuramente lui: il Jeans.
Una invenzione che trova le sue origini dalla repubblica marinara di Genova, quando nell’antico porto si produceva una resistente tela di colore blu per essere impiegata nella realizzazione delle vele delle navi e per vestire i marinai del XVI secolo. Da lì, il Blue di Genova raggiunse l’America dove venne adoperato per la realizzazione di abiti di lavoro per minatori. Fu Levi Strauss a realizzare il primo Jeans nel 1873.
L’uso di questo capo ha spopolato ovunque e con il tempo i modelli si sono moltiplicati. Il pantalone in tessuto denim e taglio Jeans, realizzato in filato di cotone, tipicamente di colore blu e con taglio a 5 tasche e bottone centrale in metallo, oggi in mille versioni: a sigaretta, a campana, cavallo alto o basso, mom fit o high waiste.
Il prezzo nel tempo è divenuto sempre più accessibile a tutti; ognuno di noi, senza esagerare, ne ha almeno tre paia nell’armadio, responsabili anche le industrie di moda Fast Fashion.
Alla Terra però non si risparmia nulla e gli acquisti di questo capo continuano ad essere una forte minaccia per la salute dell’ambiente.
L’ altra faccia della medaglia
Se da un lato questo capo evergreen è divenuto simbolo di libertà, indipendenza ed uguaglianza sociale, dall’altro la sua produzione è responsabile dell’immissione nell’ambiente di numerosissime sostanze tossiche necessarie alla colorazione, alla schiaritura e al trattamento del tessuto, che può essere trattato fino a 9 volte per ottenere la colorazione desiderata.
Ad esempio, il processo che schiarisce il jeans è la sabbiatura e prevede l’utilizzo di biossido di silicio. Un composto chimico che, se inalato, causa l’insorgenza di malattie polmonari come la silicosi.
Questo trattamento è compiuto ancora manualmente dai lavoratori di moltissime fabbriche asiatiche che distribuiscono in tutte le industrie di moda del mondo, nella totale violazione dei diritti del lavoratore non solo per la impossibilità di garantir loro condizioni di salute, ma anche per sfruttamento della manodopera per giornate lavorative interminabili e, ancora, sfruttamento del lavoro minorile.
In queste industrie sono assenti anche gli impianti di trattamento delle acque reflue quindi la tossicità di coloranti e schiarenti agisce direttamente sulle comunità biotiche dei corsi d’acqua locali. Il prodotto lavorato viene poi trasportato ovunque compiendo ampie traversate. Questo significa immissione di CO2 in atmosfera.
Il nostro Jeans mette a rischio la vita di persone che non hanno altra scelta per guadagnarsi da vivere e contamina anche i nostri ecosistemi.
Non è finita qui. Non si tratta solo di violazione di diritti umani e di inquinamento, va considerato anche lo sfruttamento delle risorse naturali.
La produzione di un solo jeans necessita di 1 kg di cotone, per 1 kg di cotone servono 10.000 litri d’acqua. La piantagione di cotone –trattato con pesticidi- necessita di un’area estesa per la coltura, che si ottiene dalla deforestazione di ambienti naturali.
Sono tutte queste ragioni che mi hanno spinto a rinunciare all’acquisto di un Jeans nuovo, preferendone uno in second hand, compiendo una scelta che permette di utilizzare la materia prima fino alla fine del suo ciclo di vita.
L’alternativa
Ho conosciuto Francesco di Reduce Jeans, un imprenditore di Napoli che, dopo aver raccolto parecchia esperienza nei marchi di moda internazionale, in un anno e mezzo ha messo in piedi un’industria di prodotti a basso impatto, rivoluzionando il modo di produrre un Jeans.
A pelle, mi è sembrata una di quelle persone che sta riuscendo con sacrificio a invertire la tendenza nel mondo della moda, cercando di soddisfare le richieste di clienti esigenti come me. Il suo obiettivo è “influenzare il mondo della moda coinvolgendo tutti gli attori coinvolti nella filiera di produzione”.
Vediamo insieme quali sono le ragioni che ci permettono di valutare accuratamente Reduce jeans.
Nella sezione “Mission” del loro sito, appare subito questo testo “IL FUTURO DIPENDE DALLE NOSTRE SCELTE, AGIAMO INSIEME ORA”. L’azienda è consapevole che è necessario tirare in causa produttori e consumatori per intraprendere azioni necessarie a salvaguardare la salute del nostro pianeta.
Reduce jeans ha ripensato totalmente il modo di produrre capi d’abbigliamento introducendo prodotti naturali per ottenere bellissime collezioni con un basso impatto ambientale.
Eliminazione di sostanze tossiche per scegliere coloranti naturali, contenere i consumi d’acqua e utilizzare cotone organico, sono questi gli elementi per una produzione al 100% italiana del Jeans sostenibile.
Le garanzie dell’azienda
Le parole restano solo “polvere di fata” se non sono corredate da certificazioni riconosciute, facciamo sempre attenzione al Greenwashing!
La meraviglia di Reduce però è che è tutto vero, Francesco tiene molto ad essere trasparente nei confronti del target clienti:
- Reduce sceglie di utilizzare denim in cotone biologico certificato GOTS e BCI, dal produttore italiano Candiani, leader nella produzione del tessuto denim. Candiani applica una tecnologia brevettata Kitotex® e Save The Water® che permette di ridurre drasticamente il consumo di acqua del 50%, di prodotti chimici del 70% e di emissione CO2 del 30% nel processo di produzione dei tessuti;
- Reduce abolisce l’uso di sostanze chimiche nocive per processi di tinture e lavaggi e utilizzano solo prodotti naturali prodotti dall’azienda Montegauno, la quale rende nota la tracciabilità del colorante attraverso un sistema in cui si genera un QR CODE fornito al cliente per poter verificare quali e quanti prodotti esattamente sono stati utilizzati nel trattamento di uno specifico modello;
- Il capo viene confezionato utilizzando filati riciclati e certificati GRS, provenienti da plastica recuperata;
- Reduce è fra i pochissimi al mondo ad utilizzare cerniere lampo NATULON® YKK realizzate dal riciclo di bottiglie Pet, vecchie fibre e altri residui di poliestere;
- Reduce non utilizza borchie e rivetti in metallo, preferendo materiali naturali al 100% come i bottoni di Corozo, realizzati con il seme della pianta di Tagua;
- Le etichette, i cartellini e gli imballaggi principali sono realizzati in materiale compostabile e biodegradabile certificato, per garantire che i capi siano facilmente riciclabili a fine vita;
- Per la produzione si rivolgono a piccole fabbriche a conduzione familiare, in cui vi è il rispetto dei diritti del lavoratore e il salario è superiore al minimo garantito dal governo italiano;
- Nei loro impianti utilizzano energia prodotta da pannelli fotovoltaici e contribuiscono a piantare alberi sostenendo il progetto eco.packhelp.com.
Che dire, non resta altro che provarli!
Dopo aver drammaticamente rovinato i miei jeans preferiti (che questa estate diventeranno degli shorts), ho provato il Jeans di Reduce, testandone un paio a vita alta e Slim Fit.
Composizione al 97% Cotone e 3% Stretch, ha una bellissima vestibilità e si adatta completamente alle forme del corpo. Cuciture salde, cerniera scorrevole e logo presente su bottone centrale. Peso del denim adatto sia all’inverno che alle mezze stagioni.
Dopo alcuni lavaggi, nessuna schiaritura, colore e forme perfettamente intatti.
Conclusioni
Allontanare il falso bisogno di possedere qualcosa di nuovo e non necessario, che arricchisce la collezione di abbigliamento nel nostro armadio, è senza dubbio il primo grande traguardo da raggiungere se si vuole adottare uno stile di vita a minore impatto sul nostro pianeta.
La seconda opzione è indubbiamente scegliere con cura le aziende a cui rivolgerci e conoscere le garanzie di cui abbiamo bisogno per affidarci a nuovi brand.
Reduce Jeans è l’esempio perfetto di come sia possibile coniugare produttività e rispetto dell’ambiente, a dimostrazione che esiste un’alternativa etica e trasparente ai beni di consumo tradizionali.
Ho scelto di dare spazio a Reduce perché rappresenta una realtà autentica di sostenibilità ed economia circolare che può davvero far la differenza e influenzare positivamente un nuovo modo di fare moda.
Sperando che il mercato si orienti sempre più verso queste meravigliose realtà, è con estremo piacere che rivolgo a Francesco i miei più sentiti complimenti per la sua azienda sostenibile.
Ti interessa Reduce Jeans? Scopri di più visitando il sito.
Franco dice
Ciao Marcella, Eravamo ansiosi in merito al vostro test, sapendo quanto tenete all’ambiente.
Finalmente leggendo il vostro articolo siamo fieri di sapere che hanno soddisfatto le vostre esigenti aspettative.
Questo ci da coraggio e fiducia che siamo sulla giusta strada verso un mondo piu’ sostenibile e ci da energia e motivazione a fare le cose giuste.
Non esitate a visualizzare il nostro sito http://www.reducejeans.com