Fortunale prende il nome da un vento molto forte per cui i marinai si affidavano alla fortuna quando sentivano il suo arrivo perché in grado di provocare delle tempeste impetuose. L’azienda prende il nome proprio da questo vento perché vuole creare una tempesta nel mondo della moda ma allo stesso tempo vuole essere sempre sostenuta dalla fortuna. Il titolare Ivan Aloisio è pronto a raccontarcela!
Da dove nasce l’idea di creare capi con lana Bio?
Sono figlio d’arte, i miei genitori hanno sempre fatto maglieria. Sono nato tra le rocche di filato e ho portato avanti questa azienda per tanto tempo. Qualche anno fa, ho deciso di dare una svolta e ho capito che il vecchio modo di fare maglieria non mi avrebbe portato da nessuna parte, né dal punto di vista economico né dal punto di vista della soddisfazione personale. Avevo il desiderio di portare la sostenibilità nella moda da tempo; per questo motivo ho deciso di iniziare a testare prodotti e coloranti fino a quando non ho avuto dei risultati affidabili che mi hanno permesso di avviare il progetto.
E com’è nata Fortunale?
La nostra start-up nasce dallo spin-off di un’azienda più grande che ha sempre fatto maglieria. Proprio per iniziare un percorso differente e sostenibile abbiamo deciso di fondare una nuova azienda. All’inizio abbiamo fatto una fase di testing con un crowdfunding su Kickstarter – una piattaforma internazionale di finanziamento – che ci ha permesso di testare il mercato a livello mondiale, ad esempio Usa, Canada e Germania. Questo, poi, ci ha consentito di verificare quanto sia importante per il consumatore la scelta di un prodotto sostenibile e anche quanto sia attento alla propria salute. Il nostro obiettivo, quindi, è cercare di differenziarci in tutta la filiera con materiali unici, biologici, non sintetici, tinture naturali non derivanti quindi da elementi chimici e produzione a filiera corta, possibilmente tutta italiana.
Cosa significa per voi essere sostenibili?
Secondo noi, per essere veramente sostenibili non basta soltanto fare un passaggio verso il green, ma è importante immaginare tutta una filiera sostenibile che coinvolga fornitori, trasporti, materiali e tinture. Possibilmente avere anche una sostenibilità etica, e quindi porre attenzione al consumatore, al collaboratore e al produttore. Pertanto, per noi essere sostenibili significa avere una mission verso la sostenibilità etica e ambientale: orientare tutta l’azienda verso questa sostenibilità e non soltanto alcuni reparti o linee per attirare l’attenzione dei clienti.
Dove producete i vostri capi?
Produciamo per la maggior parte in Puglia, scegliendo dei materiali locali e utilizzando delle tinture naturali. In questo modo, il nostro impatto sulla produzione del maglione si riduce del 70/80% e ciò significa che è veramente ridotto rispetto ad altre produzioni. Inoltre, il nostro business model si basa sull’economia circolare: tutto quello che produciamo ha una seconda vita, a partire dal maglioncino che può essere rigenerato nelle sue fibre e di conseguenza può creare materia prima. Infine, il packaging è riciclabile e non usiamo buste di plastica e adesivi.
Avete parlato di tinture naturali, come riuscite a ricavarle?
Le tinture naturali sono frutto di una tradizione antichissima di cui l’Italia è ancora una volta il leader mondiale. Le ricette derivano dalle invenzioni di egiziani, marocchini, romani e molti altri, e sono state abbandonate nel 1861, quando la chimica è approdata nel settore tessile. Con pazienza e attenzione le abbiamo rivalutate e rese industriali e certificate. Non è stato semplice trovare la giusta alchimia perché le tinture naturali hanno bisogno di un alto grado di solidità per evitare scolorimenti durante i lavaggi o l’esposizione al sole. Dopo innumerevoli prove siamo riusciti a ottenere un ottimo risultato, tant’è che ora abbiamo nuance uniche, spesso prodotte su specifiche richieste dei nostri clienti. Abbiamo l’obiettivo di arrivare a usare tante piante tintorie che magari sono andate in disuso. L’impatto di tutto questo è minimo perché i capi sono prodotti da pigmenti vegetali che l’anno successivo si rigenerano senza dover usare agenti inquinanti.
E la lana Bio come la ricavate?
La lana Bio viene qualificata come tale nel momento in cui gli allevamenti vengono certificati crueltyfree, e quindi c’è l’attenzione alla buona salute dell’ovino. Più l’animale è in forma e in buona salute, più la lana sarà di qualità. Stiamo cercando di lavorare per riuscire a ottenere una lana pugliese che attualmente viene gettata dagli allevatori, quindi parliamo di trasformare un rifiuto in una risorsa. L’università sta cercando di rivalutare questa lana, per cui nei prossimi anni forse riusciremo ad avere una filiera produttiva veramente corta.
Per quanto riguarda la lavorazione, le lane Bio e non Bio vengono lavorate allo stesso modo e non vi è un differente utilizzo dei macchinari. Ciò che distingue le due lane è il costo perché il tasso di produttività della lana Bio è molto più basso e non essendoci grossi numeri c’è una variante sul costo.
Che cos’è il Progetto Foresta Fortunale?
La società fortunale è una società benefit. È un mio sogno personale. L’intenzione è quella di portare benessere nel territorio in cui lavoriamo, infatti sin dall’inizio abbiamo deciso di piantare un albero per ogni maglia che consegniamo. L’albero viene numerato e ricamato sul maglioncino. Abbiamo deciso di piantare gli alberi con una cooperativa sociale chiamata SEMI DI VITA, su un terreno, a Valenzano confiscato alla mafia, che era destinato a essere usato come discarica di amianto e di carrozze di auto rubate. È stato sequestrato, bonificato dalla Regione Puglia e dato in gestione a questa associazione culturale. Noi piantiamo gli alberi in questa area. Lo scorso anno abbiamo piantato 600 melograni e ogni cliente può venire a trovare il suo. Poi in futuro ci piacerebbe ricavare dal melograno un colorante vegetale, sempre nell’ottica dell’economia circolare.
Avete progetti futuri?
Le prospettive sono ottime perché vediamo che c’è un grande interesse nel nostro progetto. Uno dei prossimi passi è la realizzazione di una filiera produttiva corta e certificata, sia perché vorremmo ridurre sempre di più l’impatto della produzione tessile e sia perché ce lo chiedono i clienti. Gli acquirenti sono disposti a spendere qualcosa in più se il brand è ancora più trasparente e se ha un valore sociale, ambientale e di ricerca ben determinato.
I prodotti sono in vendita sull’e-commerce di https://fortunale.eu/index.php/shop_ita/ e tramite Marketplace. A breve saranno disponibili anche nei negozi fisici.
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