Con il marchio Certified Recycled Plastic® di PlasticFinder la vita di ogni lotto sarà registrata sul database immutabile di Amazon: con la tecnologia blockchain un “registro digitale” rende trasparente e verificabile il percorso che compie la plastica nelle sue seconde vite
Milano, maggio 2022 – A ognuno di noi sarà capitato di leggere sulle confezioni dei prodotti che sta consumando che la plastica con cui sono state realizzate sono riciclate per una parte corrispondente al 30, 40, 50 o addirittura al 100%. Chi ci garantisce però che queste informazioni siano corrette e che il brand in questione non ci stia ingannando ricorrendo a fastidiose pratiche di greenwashing per dare un’immagine di sostenibilità che nei fatti non esisterebbe? Si tratta di una questione molto delicata: quando si parla di riciclo, e quindi anche di sostenibilità ambientale, non ci possono essere dubbi e ambiguità. L’approccio sulle dichiarazioni relative al contenuto di materiale riciclato all’interno dei vari prodotti dev’essere coerente e trasparente. Di più, bisogna garantire che queste comunicazioni siano guidate da principi verificabili e tangibili.
Come spesso accade può essere la tecnologia digitale a risolvere il problema. Quella necessaria in questo caso, oltretutto, è già esistente e assolutamente efficace. Si chiama blockchain ed è una sorta di registro digitale su cui possono essere trascritti dati condivisi e immutabili. Ciò vuol dire che nessuno, una volta che è stata effettuata la trascrizione, può intervenire per modificarla. Una sorta di “notaio virtuale” che può essere consultato in ogni momento, da ogni parte del mondo.
Ecco allora che questo “notaio digitale”, se utilizzato a dovere, può trasformarsi nella chiave di volta per garantire trasparenza e tracciabilità nell’intero percorso che compie la plastica nelle sue seconde vite: da quando, insomma, viene scartata dopo il primo utilizzo (assumendo lo “status di rifiuto”), a quando viene trasferita, trasformata e poi reimmessa sul mercato.
A valorizzare per primo a livello mondiale – in modo concreto – questa possibilità nel campo della plastica è PlasticFinder, il marketplace internazionale di compravendita delle materie plastiche, che da mesi investe su questa tecnologia e ora è pronto a metterla a disposizione di tutti i suoi clienti. L’innovativo servizio prende il nome di Certified Recycled Plastic® in grado di garantire la tracciabilità fisica, la tracciabilità contrattuale, la tracciabilità logistica, la tracciabilità finanziaria, la tracciabilità ambientale e la tracciabilità informatica.
«Noi di PlasticFinder – conferma Riccardo Parrini, ceo di PlasticFinder – abbiamo voluto fare un passo deciso nella valorizzazione delle soluzioni messe a disposizione dalla Blockchain, dando vita a questo servizio che abbiamo deciso di chiamare Certified Recycled Plastic®. PlasticFinder è dunque pronta fin d’ora a offrire la garanzia di piena tracciabilità di ogni lotto che verrà acquistato all’interno del suo marketplace. Il servizio CRP consente infatti l’accesso al sistema di trascrizione di Amazon Quantum Ledger Database (QLDB) per registrare in modo univoco, immutabile e verificabile le transazioni lungo l’intera filiera del riciclo, dal “rifiuto” al prodotto finale. Si tratta di un’innovazione davvero enorme per il mondo della plastica».
Sarà dunque possibile acquistare plastica sul portale PlasticFinder ottenendo contestualmente un certificato su cui verrà apposto un codice QR attraverso il quale, in modo facile e rapido (e grazie alla Blockchain), sarà possibile accedere alla storia del singolo lotto acquistato. «È proprio questa la grande novità – rimarca Stefano Chiaramondia, presidente di PlasticFinder –: tutti coloro che oggi assicurano di vendere prodotti con determinati requisiti di riciclabilità, si limitano a esibire certificazioni legate eventualmente agli impianti di produzione. Ma anziché pensare a fornire garanzie a monte del percorso, trascurando quello che succede nella realtà produttiva quotidiana, oggi c’è la possibilità di tracciare in modo chiaro ogni singolo lotto di plastica acquistato: sapere dunque di quale materiale è composto esattamente, la data delle varie transazioni, da dove proviene, quante volte è stato trasformato, il suo impatto ambientale… Si tratta di uno strumento che in alcuni casi, pensiamo a temi come la plastic tax e i crediti d’imposta, diventerà ancora più decisivo consentendo di distinguere in modo netto tra riciclatori reali, meritevoli di sgravi e agevolazioni, e “furbetti del riciclo”».
Attraverso il ricorso alla blockchain (PlasticFinder ha deciso di puntare su quella messa a disposizione da Amazon QLDB), si prospetta un cambio di prospettiva radicale anche per l’intero mondo della plastica. Il servizio CRP è già stato totalmente sviluppato e testato ed è ormai pronto a partire.
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INFO SU PLASTICFINDER
Nata come startup a Milano nel 2016, PlasticFinder è il marketplace italiano per l’economia circolare delle materie plastiche con tracciabilità del ciclo di vita dei prodotti.
Fondata da Stefano Chiaramondia, Riccardo Parrini, Srinivasan Manikantan e Ivan Riva, è riconosciuta dal ministero dello Sviluppo Economico ed è iscritta al registro delle PMI innovative: quotidianamente permette la re-immissione sul mercato di materie plastiche riciclate, eccedenze di magazzino, materie prime inutilizzate e obsolete, in modo rapido, anonimo e sicuro con la messa in chiaro dei prezzi di scambio e la totale tracciabilità del ciclo di vita dei prodotti transati.
Dal 2016 a oggi sono state effettuate tramite la piattaforma 1.500 transazioni, sono state scambiate 15 mila tonnellate di polimeri e si sono registrate mille aziende.
Il 29 luglio 2021 PlasticFinder ha visto l’ingresso nel capitale societario di Interpolimeri S.p.A., operatore presente nel mercato da oltre 30 anni e tra i principali distributori di materiale plastiche in Europa.
Citata come case study nel libro “Il manuale della circular economy” di Peter Lacy, Jessica Long, Wesley Spindler e Sandro Orneli (Egea, 2021), la piattaforma PlasticFinder è attualmente oggetto di studio da parte del MIP Politecnico di Milano come case study italiana sull’economia circolare.
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