Quando consumiamo prodotti di origine animale, è importante sapere cosa ingeriamo. Perché a sua volta, ciò con cui noi ci nutriamo, ha precedentemente mangiato qualcos’altro e così via, per i diversi livelli della catena alimentare. Gli agenti inquinanti presenti nell’acqua e nel suolo dovuti ai nostri rifiuti – comprensivi di sostante tossiche! – arriveranno così irrimediabilmente nel nostro organismo, passando da un compartimento all’altro della piramide ecologica.
Questo meccanismo è chiamato bioaccumulo o meccanismo di bioaccumulazione, con il quale si intende l’accumulo di xenobiotici – in biologia, tutte quelle sostanze estranee all’organismo e al suo normale metabolismo – negli organismi della catena alimentare, andando a raccogliersi prevalentemente nel tessuto adiposo e nel sistema nervoso centrale. Ne risulterà un ingente accumulo di sostante tossiche e pericolose per la salute e per l’ecosistema, come i metalli pesanti, i pesticidi, le sostanze chimiche organiche, che entrano negli organismi attraverso l’ingestione oppure la respirazione e il semplice contatto (in questi due casi si parla di bioconcentrazione).
Tra gli xenobiotici sono da menzionare i POPs, acronimo di “Persistent Organic Pollutants”, sostanze tossiche e altamente persistenti che si concentrano negli organismi viventi in quantità maggiori rispetto all’ambiente e che impiegano tempi molto lunghi per degradarsi. Fra questi, sostanze chimiche di sintesi (PCB), pesticidi organo clorurati (POC) e i DDT.
Legata al fenomeno di bioaccumulo vi è la biomagnificazione, che si verifica quando le sostanze nocive, avanzando da un livello all’altro della catena alimentare, aumentano la loro concentrazione nel tempo. Non è un mero accumulo, ma un’amplificazione della concentrazione man mano che ci si avvicina alla cima della piramide ecologica. Affinché si verifichi, le sostanze devono essere molto longeve, estremamente mobili per entrare facilmente attraverso acqua e cibo e solubili nei liquidi.
In parole semplici, basti pensare ad un pesce di media-grossa taglia come tonni o pesci spada, che si nutrono di pesci più piccoli che a loro volta si sono nutriti di microrganismi o alghe, cresciute in acque contaminate da sostanze tossiche, come il mercurio. Il mercurio presente nel pesce è un composto organico neurotossico chiamato metilmercurio, che si accumula in concentrazioni elevate danneggiando le diverse specie e infine, l’uomo. Esso danneggia soprattutto il sistema nervoso provocando pericolosi danni alla salute, con possibili effetti anche a lungo termine.
Le soluzioni migliori per prevenire quindi l’accesso di queste sostanze nel nostro organismo, specialmente quelle tossiche come il mercurio, sono ridurre il consumo di pesce e in generale di prodotti di origine animale, variare il suo consumo, controllare le zone di provenienza preferendo l’oceano al mediterraneo, oppure assumere alimenti contenenti selenio che aiuta a ridurne l’assorbimento.
Pino Masi dice
Grazie di tutto