I centri delle città italiane sono pieni di edifici storici di grande valore artistico e culturale, ma molti di essi risultano spesso fatiscenti e abbandonati da anni. Questo comporta non solo un grosso danno all’immagine dei quartieri più antichi, ma anche uno spreco di spazi che potrebbero essere riqualificati e utilizzati come alloggi di emergenza per soggetti in difficoltà oppure impiegati in progetti di inclusione sociale.
Secondo i dati ISTAT relativi al 2015, il patrimonio immobiliare nel nostro paese rappresenta l’88% della ricchezza detenuta da famiglie, società e amministrazioni pubbliche. Buona parte di questi edifici lasciati all’incuria e all’abbandono, rischiano di dequalificare intere zone.
Il restauro di tali strutture appare sostenibile sotto molti punti di vista; in primis, perché invece di costruire nuove abitazioni si convertono quelle esistenti, riducendo il consumo di suolo e l’impatto ambientale. In secondo luogo, come è stato fatto a Torino, per la possibilità di realizzare un programma di abitazioni sostenibili temporanee e far fronte all’emergenza abitativa, rispettando i parametri di efficienza energetica e garantendo un recupero del patrimonio immobiliare storico.
L’ispirazione arriva dal Regno Unito, dove vecchi container destinati alle spedizioni marittime sono stati usati per la costruzione di alloggi temporanei, nella prospettiva del rinnovo di alcuni quartieri da tempo in stato di degrado. In questo caso si è proceduto al recupero degli scarti, promuovendo un sistema di circolarità fondamentale per un intervento che non violi le disposizioni in materia di tutela ambientale.
Per queste ragioni i progetti di riqualificazione di edifici storici vanno incontro alle esigenze di persone che vivono gravi momenti di disagio socioeconomico, ma anche sul piano edilizio e architettonico rappresentano un ottimo esempio di politica green oltre che uno strumento di integrazione tra memoria e contemporaneità.
Gli edifici storici di alto pregio potrebbero essere recuperati, affidando la gestione a enti pubblici o privati per creare aree sostenibili e a costi accessibili. Questi palazzi potrebbero essere convertiti in punti di aggregazione per i giovani o in spazi comuni da condividere per restituire l’anima a luoghi dimenticati.
Lascia un commento