Cosa significa e quali sono i motivi per scegliere i prodotti alimentari km zero?
Gli alimenti “a km zero”, detti anche “a filiera corta”, sono prodotti locali e alimenti che vengono venduti nelle vicinanze del luogo di produzione.
Scegliendo quindi i prodotti a km 0 si riduce la filiera produttiva, che non necessita più di intermediari, ma esiste solamente il produttore e il consumatore.
I prodotti a km 0 sono generalmente materie prime quali frutta, verdura, legumi, latte, uova, vino, carne, olio e cereali ma anche miele.
Le modalità di acquisto possono essere varie; consumatori singoli oppure organizzati in “gruppi di acquisto” si rivolgono direttamente all’agricoltore e all’allevatore per acquistare i loro prodotti; oppure sono gli stessi produttori che si organizzano per vendere i loro prodotti nei mercati locali e/o presso la loro azienda.
Ma quali sono i vantaggi?
Scegliere prodotti locali sviluppa un’economia e società sostenibile. Infatti, il modo in cui viene prodotto e trasformato il cibo è uno dei fattori che contribuisce maggiormente al cambiamento climatico in quanto provoca ingenti emissioni di grosse quantità di CO2, causa principale dell’effetto serra e del surriscaldamento globale.
Inoltre scegliere prodotti a filiera corta, garantisce la freschezza e stagionalità dei prodotti (guadagnandone anche in gusto solitamente) oltre che la tipicità del territorio e il risparmio, data l’assenza di costi aggiuntivi (senza intermediari infatti vengono meno anche le spese di spedizione e trasporto).
Se poi vogliamo anche aggiungere un altro punto che riguarda l’etica, la scelta della filiera corta permette di dare il giusto valore al lavoro e alla qualità dei prodotti.
Recentemente, complice anche il periodo di lockdown, molti italiani hanno cambiato le loro abitudini alimentari a favore di scelte cha garantivano maggior livello di qualità e sicurezza dei prodotti acquistati sia in termini di provenienza che in termini di metodi di produzione.
Made in Italy e km 0 sono diventati essenziali nella scelta dei prodotti alimentari (il 22% dei consumatori dichiara di aver incrementato gli acquisti in queste due categorie, mentre il 28% ha cominciato per la prima volta ad acquistare prodotti alimentari provenienti da filiere corte proprio durante la quarantena).
Purtroppo, c’è anche l’altra faccia della medaglia, in quanto la nostra società è abituata ad un apporto nutrizionale proveniente da una dieta varia, che va in contraddizione quindi al sistema commerciale a chilometro zero. Non è pensabile infatti che le banane, o il pomodoro pachino italiano, venga consumato solo dagli abitanti delle strette aree limitrofe.
Molti sono dell’idea che la scelta del km 0 potrebbe essere applicata solo nel caso non ci fossero differenze tra una regione e l’altra. Dal momento, però, che esistono terreni più fertili, esposti a condizioni climatiche diverse, è chiara la necessità di coltivare alcuni prodotti in paesi caldi e trasportarli poi al nord, dove altrimenti per ottenerli localmente sarebbero necessari fertilizzanti, pesticidi, calore e molta più acqua.
Allora che fare?
Come sempre, la risposta è fare scelte consapevoli, cercando il più possibile di preferire prodotti sostenibili, biologici, di stagione il più possibile, senza sentirci in colpa se a volte capita di dover acquistare un prodotto non locale.
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