Perché è importante prendersi cura del pianeta anche a scuola
La scuola è il luogo per eccellenza di cultura e sapere. Ma non è solo apprendimento, è anche condivisione ed esperienze. È relazioni, scambi, creatività, stimoli, identità. È civiltà. È socialità. Ed è proprio in questo ambiente dove è stata introdotta dal settembre del 2020 una nuova materia: l’educazione ambientale, nota anche con la definizione specifica di “educazione allo sviluppo sostenibile” (EES). Questa disciplina è stata inserita all’interno del programma più ampio di Educazione civica, diventata obbligatoria in tutti i gradi scolastici a partire dalla scuola dell’infanzia, e che ruota attorno a tre nuclei tematici:
1. Costituzione, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà;
2. Sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio;
3. Cittadinanza digitale.
Il dato interessante che spicca leggendo la lista è racchiuso nel fatto che non si tratta solo di ambiente ma anche di economia e società, spaziando fino a comprendere tematiche come la povertà, i diritti e le diversità culturali. Con un nobile scopo: formare cittadini responsabili. Si tratta di una collaborazione tra insegnanti, studenti e natura al fine di educare a vivere in modo sostenibile rafforzando non solo l’essere parte di una comunità ma anche il legame con il territorio e la promozione del benessere in generale. La scuola diventa dunque uno strumento per giungere ad un fine più grande: la salvaguardia dell’ambiente. Trattate l’educazione ambientale al pari di una materia scolastica è un atto rivoluzionario.
Come sostiene il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR): “Attraverso i temi dell’Educazione ambientale, alla sostenibilità, al patrimonio culturale, alla cittadinanza globale è possibile stimolare, soprattutto nelle giovani generazioni, la consapevolezza del quotidiano esser parte di una comunità, locale e globale”. Anche durante la Conferenza Mondiale dell’UNESCO sull’ Educazione allo sviluppo Sostenibile, che si è tenuta a Berlino il 17-19 maggio 2021, è stato possibile individuare tra gli obiettivi principali il rafforzamento della consapevolezza delle sfide legate allo sviluppo sostenibile sottolineando quanto sia cruciale il ruolo dell’educazione come chiave per raggiungere con effettivo successo i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – dell’Agenda 2030, sottoscritta nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.
Solo attraverso la sensibilizzazione e l’impegno costante dei cittadini è possibile giungere ad un cambiamento effettivo. Per questo motivo oltre a parlare delle tematiche generali come ad esempio raccolta differenziata, inquinamento, riscaldamento globale, biodiversità, o come evitare gli sprechi e gestire le risorse in modo sostenibile sarebbe altrettanto utile agire concretamente. Svolgere lezioni all’aperto, dedicare un’ora alla pulizia del giardino a scuola, organizzare una breve gita per pulire una spiaggia o ideare attività di laboratorio, giochi e attività didattiche semplicemente stando a contatto con la natura, in un posto verde, con aria pulita e luce naturale. I benefici saranno immensi non solo per il pianeta ma anche per la mente e il corpo. Lo dice la scienza. Sono stati condotti numerosi studi legati agli aspetti positivi dello stare a contatto con la natura, uno in particolare è stato pubblicato dall’Istituto per le politiche ambientali (IEEP): secondo il rapporto chi vive a contatto con la natura e con il verde sviluppa meno problemi legati all’obesità, allo stress e alla depressione. Interagire con la natura è dunque un’opportunità per stare bene su tutti i fronti. Non è un caso che si parli sempre più di Ecoterapia, la tecnica per curarsi in modo naturale grazie al contatto con l’ambiente.
Nel XXI secolo valorizzare l’incontro tra uomo e natura risulta difficile a causa della vita frenetica e la quantità infinita di oggetti tecnologici ai quali deleghiamo molte delle nostre attività. Ed è anche per questo che l’EES diventa una disciplina necessaria da insegnare ai giovani: saranno loro le vittime degli effetti devastanti dei cambiamenti climatici, dovranno convivere in un pianeta sempre più problematico. Di conseguenza la scuola ha lo scopo di creare dibattiti, fornire stimoli per reagire e mettersi in gioco, rendendoli partecipi di un cambiamento che inevitabilmente li riguarda e, nondimeno fornire strumenti adeguati agli alunni per far fronte alla crisi climatica, che ha reso urgenti gli interventi di formazione all’interno del settore scolastico.
I giovani sono il futuro e alla luce di ciò è fondamentale ascoltare le loro idee, le loro soluzioni e strategie innovative perché possono davvero fare la differenza. Il dialogo sociale è uno strumento strategico per un futuro migliore. Come scrisse nella sua Politica il filosofo greco Aristotele, “l’uomo è per natura un animale sociale”. E con il Covid-19 ne è arrivata un’ulteriore conferma: il bisogno di socializzare ed essere in contatto con gli altri è innato in ogni essere umano. Il lavoro che possiamo e dobbiamo fare è proprio quello di considerare su questo stesso piano anche la nostra interazione con la natura. Trasformare la cultura della sostenibilità in un’abitudine è un diritto e un dovere di ogni cittadino.
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