Alcuni scienziati dell’Università di Calgary (Canada) hanno divulgato i sorprendenti risultati di una ricerca svolta nelle gelide acque artiche canadesi. Secondo lo studio, pubblicato nella rivista Applied and Environmental Microbiology, nelle acque dell’Artico esisterebbero dei microbi in grado di eliminare i combustibili fossili presenti nell’acqua, rappresentando così una risposta totalmente naturale in grado di rispondere a eventuali disastri ambientali.
I tre batteri a difesa dell’ambiente sono Paraperlucidibaca, Cycloclasticus e Zhongshania: vivono nel Mare del Labrador e, per l’appunto, sono in grado di abbattere petrolio, diesel e altri carburanti rilasciati a seguito del passaggio delle imbarcazioni o di perdite dovute a malfunzionamenti o incidenti.
L’esperimento
Nello studio, i ricercatori dell’università di Calgary hanno simulato la bonifica delle fuoriuscite di petrolio combinando il fango dei primi centimetri del fondale artico con acqua di mare artificiale e diesel o petrolio greggio, inserendo il tutto all’interno di alcune bottiglie Inoltre, l’esperimento è stato condotto a 4°C, per ricreare la temperatura nel Mare del Labrador.
I risultati
Il dottor Casey Hubert, Professore Associato di Geomicrobiologia dell’università canadese, ha affermato che le simulazioni condotte hanno dimostrato che i batteri naturali presenti nelle acque artiche sono effettivamente in grado di degradare i combustibili fossili. Per questo motivo, secondo Hubert, tali batteri
rappresentano una prima risposta, totalmente naturale, in caso di fuoriuscita di petrolio.
Il pericolo per i mari del nord
In questo panorama sta avendo un ruolo fondamentale anche il cambiamento climatico. L’aumento delle temperature inizia a estendere i periodi in cui le acque dei mari del nord sono senza ghiaccio e, di conseguenza, genera un incremento dell’attività industriale nell’Artico.
A sua volta, l’aumento del traffico marittimo incrementa le probabilità che si verifichino fuoriuscite di carburanti dagli effetti devastanti sia per l’ambiente, sia per le comunità locali.
In caso di incidenti, quindi, l’intervento dei soli batteri mangia-carburanti potrebbe non essere sufficiente, rendendo necessario l’intervento umano; e questo, data la vastità di quelle zone, potrebbe arrivare tardi.
Affidarsi alla natura, già pesantemente sfruttata, per risolvere i disastri ambientali causati da noi stessi non sarà mai sufficiente; da soli, questi batteri mangia-petrolio non sono in grado di rispondere ai danni generati dall’uomo.
Per questo motivo, restano fondamentali le azioni di prevenzione da parte non solo delle compagnie che giornalmente movimentano carichi immensi nelle acque mondiali, ma anche dei governi: questi avranno infatti il compito fondamentale di imporre politiche e regole capaci di aiutare eliminare le probabilità che si verifichino contaminazioni delle acque.
Come si dice: meglio prevenire che curare!
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