Il 23 settembre 2021 migliaia tra stati, esperti, organizzazioni e gruppi di interesse si sono ritrovati a discutere di alimentazione e ambiente in occasione del vertice sui sistemi alimentari organizzato dalle Nazioni Unite. L’evento, che è stato preceduto da mesi di preparazione e diversi incontri, ha portato alla discussione di oltre 2000 idee e all’adozione di quasi 300 impegni da parte di persone provenienti da tutto il mondo con l’obiettivo di accelerare la trasformazione dei sistemi alimentari.
Il diritto al cibo è sancito a livello internazionale dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 25) e dal Patto Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (art.11), oltre che ad essere riconosciuto da diverse Costituzioni nazionali. La lotta alla fame su scala globale è inclusa all’interno dei 17 Sustainable Development Goals adottati nel 2015 dall’Assemblea Generale. Ad oggi però sono ancora moltissime le persone che non hanno accesso ad una quantità di cibo adeguato e sano.
Secondo i dati riportati in una recente pubblicazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (IFAD), Programma alimentare mondiale (WFP), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – The State of Food Security and Nutrition in the World 2021 – tra le 720 e 811 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2020, circa 161 milioni in più rispetto al 2019. Di queste 418 milioni si trovano in Asia, 282 milioni in Africa e 60 milioni in America Latina e Caraibi. Circa 2.37 miliardi di persone non hanno avuto accesso a una quantità di cibo sufficiente lo scorso anno, 320 milioni di persone in più in un solo anno. La percentuale di persone denutrite è passata dal 8.4% al 9.9%, dopo essere rimasta quasi invariata negli ultimi 6 anni.
Queste cifre confermano la necessità di azioni ben più incisive a livello globale affinché gli obiettivi stabiliti attraverso la creazione dei Sustainable Development Goals siano effettivamente raggiunti entro il 2030. In caso contrario, le proiezioni disponibili mostrano che circa 660 milioni di persone soffriranno a causa della fame nel 2030.
Eventi climatici avversi, conflitti e la pandemia hanno colpito in maniera esponenziale le regioni del mondo dove la disuguaglianza è già molto alta. A livello globale, il divario di genere nella prevalenza di insicurezza alimentare moderata o grave è cresciuto in seguito alla pandemia da COVID-19: le donne sono esposte all’insicurezza alimentare il 10% in più rispetto agli uomini, con un aumento del 4% rispetto al 2019. L’insicurezza alimentare è quindi un tema estremamente rilevante per garantire stabilità e sviluppo in maniera equa.
Tra le opzioni individuate dalle Nazioni Unite per affrontare una vera e propria trasformazione dei sistemi alimentari vi sono:
- l’inclusione di politiche umanitarie, di sviluppo e di costruzione della pace nelle aree colpite da conflitti;
- l’aumento della resilienza climatica nei sistemi alimentari;
- il rafforzamento della resilienza dei più vulnerabili alle avversità economiche;
- l’intervento nelle filiere alimentari per contenere il costo degli alimenti nutrienti;
- l’aumento dell’attenzione rivolta a povertà e disuguaglianze strutturali che deve tradursi in interventi inclusivi a favore dei poveri;
- il rafforzamento degli ambienti alimentari e la modifica del comportamento dei consumatori al fine di promuovere modelli alimentari con impatti positivi sulla salute umana e sull’ambiente.
Un nuovo rapporto prodotto da FAO, Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP) e Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) – A Multi-Billion- Dollar Opportunity: Repurposing agricultural support to transform food systems – ha messo in luce la necessità di un cambiamento anche nei finanziamenti all’agricoltura in quanto l’87% dei 540 miliardi di dollari spesi ogni anno come forma di sostegno ai produttori agricoli, viene destinato a misure che sono spesso inefficienti, inique, che contribuiscono alla distorsione dei prezzi alimentari e che sono dannosi per l’ambiente e la salute umana. Una cifra che potrebbe raggiungere 1.8 trilioni di dollari nel 2030. La proposta di riforma avanzata offrirebbe l’opportunità di ottimizzare l’utilizzo di risorse pubbliche per evitare i costi socioeconomici ed ambientali prodotti dagli attuali sistemi. Tutto ciò richiede sicuramente una maggiore cooperazione tra governi, istituti di ricerca, ONG e settore privato per poter individuare le misure corrette e più adatte al contesto specifico di ogni paese.
La giornata mondiale del cibo – celebrata il 16 ottobre e guidata dalla FAO, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e il WFP – sarà un’ulteriore occasione di discussione affinché la tematica dell’insicurezza alimentare venga messa al centro delle azioni dei governi. Nella cornice del UN Decade of Action on Nutrition, la COP26 sul cambiamento climatico e il Nutrition for Growth Summit rappresenteranno ulteriori opportunità di riflessione e azione sulle tematiche della sicurezza e sovranità alimentare.
Come ha detto il Segretario Generale Antonio Guterres “il cibo è vita e speranza. I cambiamenti nei sistemi alimentari non sono solo possibili, ma necessari per le persone, il pianeta e la prosperità.”
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