Al centro di numerosi dibattiti attuali il trattato di libero scambio tra Unione Europea e alcuni paesi dell’America del Sud (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay) per l’agevolazione dell’export intercontinentale.
I motivi sono l’aumento dell’export di carne, l’incremento della produzione di soia OGM e quindi delle importazioni di alimenti ad alto impatto ambientale su suolo europeo che asseconderà lo spietato agribusiness latino-americano, già da tempo sotto inchiesta per le azioni illecite che lo circondano.
In particolare: la deforestazione e gli incendi dolosi accertati dagli scienziati del MAAP Monitoring of the Andean Amazon Project, i quali hanno dimostrato che questi interessano quasi sempre aree utili per fare spazio a coltivazioni di soia (del quale il 77% è utilizzata a foraggiare il bestiame) e allevamenti; lo sfruttamento e le rispettive violazioni dei diritti umani per le popolazioni dei territori connessi, già denunciate dagli organi internazionali di tutela e definite dal Guardian “situazioni simili alla schiavitù”.
Inoltre, le norme Sud Americane permettono l’utilizzo di pesticidi agricoli illegali in Europa, come ad esempio il Glifosato (denunciato su Rai 3 a Indovina chi viene a cena dalla giornalista Sabrina Giannini in collaborazione con il team di Essere Animali), tra i più segnalati come causa di avvelenamento accidentale.
Se la ratifica dell’accordo dovesse andare in porto attenterebbe non solo alle nuove politiche per la lotta ai cambiamenti climatici come il Green Deal o il Farm to Fork, ma sarebbe un incredibile passo indietro dei principi civili sul quale la stessa Unione si fonda.
Per questo alcune nazioni tra cui Francia e Paesi bassi hanno richiesto una modifica nel testo, per un’applicazione delle norme sanitarie e ambientali oltre che del lavoro più rigorose.
A farsi sentire sin da subito sono state le organizzazioni di tutto il mondo che hanno dapprima lanciato l’hashtag #StopEuMercosur sulle varie piattaforme mentre dopo il report “Ambiente Svenduto” di Stop TTIP hanno presentato una lettera indirizzata ai governi ed al Parlamento Europeo.
Il contenuto non è distruttivo, ma piuttosto ricostruttivo.
La collaborazione economica non viene demonizzata, tutt’altro soprattutto in questo periodo di ricrescita post-pandemico per tutto il mondo.
Ma le basi dell’accordo devono tutelare tutti i diritti in gioco, dalla tutela del lavoratore a quella ambientale, e garantirli agli occhi di tutti i consumatori finali di questo progetto.
Vedremo come le istituzioni protagoniste reagiranno al fronte comune composto dalle 265 organizzazioni plurinazionali firmatarie.
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