Il cambiamento climatico in atto rappresenta una minaccia per la sopravvivenza umana, la tutela della biodiversità del pianeta e la stabilità internazionale.
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto ufficialmente il collegamento tra sicurezza e cambiamento climatico nel 2009 con la risoluzione 63/281. Anche se la questione climatica di per sé non rappresenta una vera e propria causa all’origine dei conflitti, gli eventi climatici avversi e la crescente competizione per l’utilizzo delle risorse naturali tendono ad amplificare la vulnerabilità di moltissime comunità. Di conseguenza, questi fenomeni non riguardano solo questioni puramente ambientali ma includono una dimensione sociale ed economica. Secondo i dati forniti dall’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR), oggi più di un milione di persone vive in paesi ad alta esposizione ad eventi climatici imprevedibili e con una limitata capacità di risposta a questo genere di emergenze.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha più volte sottolineato che i cambiamenti climatici sono dei veri e propri moltiplicatori di crisi – crisis multiplier – in quanto minacciano la sicurezza e la pace internazionale, specialmente in contesti già colpiti da instabilità, disuguaglianze, carestie e conflitti. Ad esempio, l’Afghanistan è un paese soggetto ad eventi climatici estremi quali inondazioni e periodi di siccità frequenti ma anche instabilità economica e politica, in cui la vulnerabilità ad eventi di questo tipo avrebbe reso, secondo diversi studi, molti cittadini più inclini alle offerte e al reclutamento dei gruppi armati.
Le Nazioni Unite hanno ufficialmente identificato rischi per la sicurezza nazionale a causa dei cambiamenti climatici in Somalia, Darfur, Africa occidentale e Sahel. In Mali, il Consiglio di Sicurezza ONU ha riconosciuto la crisi climatica come una minaccia alla stabilità del paese (R/SC 2423). La questione climatica è pertanto da prendere in considerazione nella prevenzione di instabilità, conflitti e per ridurre le disuguaglianze presenti all’interno delle comunità così come nell’ambito dei processi di pace. Lo scorso anno, l’80% delle operazioni di pace guidate dall’ONU si trovavano in paesi maggiormente colpiti dai cambiamenti climatici. Brigi Rafini, Primo Ministro del Niger, ha dichiarato che la scarsità idrica esacerbata dal cambiamento climatico potrebbe causare una perdita del 6% del PIL nella zona del Sahel e un aumento della fame del 20% entro il 2050.
La crisi climatica è anche all’origine dello spostamento forzato di milione di persone. In uno studio pubblicato nel 2021, l’UNHCR ha rivelato che, nel corso dell’ultimo decennio, gli eventi climatici estremi hanno causato la migrazione forzata di una media di 21.5 milioni di persone ogni anno – una cifra superiore del doppio a quella relativa agli spostamenti causati da violenze e conflitti. La maggioranza di queste persone rimane all’interno dei confini nazionali ma altri, impossibilitati a rientrare nella loro comunità, hanno bisogno di una protezione internazionale. L’aumento degli individui costretti ad abbandonare i loro paesi rappresenta un aumento del rischio di conflitti e insicurezza sul piano internazionale.
L’Organizzazione mondiale della Meteorologia (WMO) ha recentemente pubblicato un rapporto – The Atlas of Mortality and Economic Losses from Weather, Climate and Water Extremes – sugli eventi climatici estremi e le conseguenti perdite umane ed economiche degli ultimi 50 anni. Tra il 1970 e il 2019 si sono verificati più di 11,000 disastri naturali che hanno provocato più di 2 milioni di morti e perdite per 3,64 trilioni di dollari. Lo studio mostra come questi eventi stiano aumentando e diventando molto più frequenti e intensi in varie parti del pianeta a causa della crisi climatica. Pertanto, i governi hanno la responsabilità di investire nelle politiche di mitigazione e adattamento in maniera più incisiva.
La sicurezza alimentare, l’accesso a risorse naturali non compromesse ed a un ambiente sano in cui vivere sono a rischio, soprattutto per le popolazioni più vulnerabili. A livello europeo, la percezione del cambiamento climatico come una minaccia alla sicurezza si è sviluppata a partire dagli anni 2000, in seguito alla pubblicazione degli studi dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Ad oggi, la tematica è di estrema rilevanza anche se diversi ricercatori ritengono che le misure adottate non siano ancora commisurate al rischio che stiamo vivendo. In vista della conferenza sul clima che si terrà a Glasgow tra poche settimane, sarà importante osservare se i governi delle maggiori potenze globali sono disposti a adottare misure più ambiziose e ad investire risorse maggiori per bloccare quella che ad oggi è la minaccia più grave nei confronti dell’umanità.
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