Sin da prima della pandemia, l’uso del video in streaming era un fenomeno in costante crescita; con il coronavirus, questo fenomeno è cresciuto in maniera esplosiva in tutto il mondo, con una crescita vicina al 100% dell’industria del live streaming e un consumo di ore trascorse a guardare serie e film online passato dai quasi 2 miliardi di ore del 2019 ai quasi 4 miliardi di ore del 2020. Numeri che sono accompagnati dalle cifre astronomiche relative alle visualizzazioni totali sulle piattaforme di streaming: su Youtube Gaming, Twitch e Facebook Gaming sono stati visualizzate ben 27,9 miliardi di ore di contenuti.
Focalizzando l’attenzione sul monte ore relativo a Netflix, risulta evidente che all’aumentare di questi numeri è direttamente collegato a un maggiore dispendio di energia elettrica e, di conseguenza, un aumento delle emissioni di CO2 dai data center, dalle infrastruttura di rete e dai dispositivi utilizzati dagli utenti per la visualizzazione.
Lo studio di Shift Project…
Nel 2019 fecero scalpore i risultati pubblicati da The Shift Project nel report “Climate Crisis: the unsustainable use of online video“. Secondo quanto indicato nello studio, ripreso da tantissime testate nazionali e internazionali, guardare 30 minuti di Netflix genererebbe 1,6 kg di CO2, ovvero la stessa quantità di anidride carbonica rilasciata guidando un’automobile per 4 miglia (circa 6 km).
Sempre secondo The Shift Project, guardare 10 minuti di video in streaming consumerebbe 1500 volte più elettricità della ricarica di uno smartphone.
Infine, il think-tank francese riporta che nel 2018 lo streaming video sarebbe stato responsabile di oltre 300 milioni di tonnellate di CO2, una quantità equivalente alle emissioni annuali di uno stato come la Francia.
…e il fact-checking dell’International Energy Agency
In seguito alla pubblicazione dei risultati di The Shift Project, l’International Energy Agency (agenzia intergovernativa fondata nel 1974) ha condotto un proprio studio sull’argomento, “The carbon footprint of streaming video: fact-checking the headlines“, dimostrando che i risultati apparsi sulle prime pagine delle più grandi riviste mondiali non erano totalmente corretti.
Innanzitutto, l’analisi aggiornata dell’IEA suggerisce che lo streaming di un video Netflix nel 2019 abbia richiesto un consumo di circa 0,077 kWh di elettricità all’ora, circa 80 volte meno della stima originale di The Shift Project (6,1 kWh) e 10 volte meno della stima corretta dal think-tank francese in un secondo momento (0,78 kWh).
L’IEA ha inoltre dimostrato che, nel 2019, 30 minuti visti su Netflix producevano solamente circa 18g di CO2, ben 90 volte inferiore alla cifra originale degli 1,6 kg di The Shift Project e comunque 11 volte inferiore alla stima corretta di 0,2 kg.
La verità sta nel mezzo
Ma come mai ci sono queste enormi differenze tra i dati delle numerose analisi svolte? Secondo L’Agenzia Internazionale dell’Energia il motivo è collegato principalmente a tre fattori molto sensibili: scelta del dispositivo di visualizzazione, tipo di connessione di rete e risoluzione dello schermo utilizzato.
Benché dunque le difficoltà nel portare avanti analisi precise siano evidente, rimane indiscutibile la necessità di tenere d’occhio la crescita esplosiva di Netflix e di altre tecnologie e servizi digitali, ulteriormente accelerata dalla pandemia globale, i cui reali effetti sono tuttora in parte misteriosi.
L’IEA ha dimostrato come la situazione non è grave quanto presentata da The Shift Project; in ogni caso, l’Agenzia ci mette comunque in guardia, ricordandoci che qualsiasi tipo di soluzione potrà essere trovata e applicata solamente grazie ad analisi rigorose, politiche solide e costante informazione dei cittadini.
Volendo concludere con una citazione da geek, lascio la parola a Obi-Wan Kenobi:
Quindi quello che ti dissi era vero, da un certo punto di vista
Obi-WAN KENOBI – Star Wars: Il ritorno dello jedi
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