In relazione al bell’articolo comparso sull’Espresso del 15 Agosto 2021, del bravo Giuseppe Genna, sono andato a verificare i dati e i dettagli a cui anche l’autore gentilmente, con professionalità e cura ci rimanda, e che sono contenuti nella sesta relazione di valutazione, redatta dal gruppo di ricerca intergovernativo di scienziati sui cambiamenti climatici – IPCC (reperibile qui, se volete: www.ipcc.ch/report/ar6/wg1).
Subito in apertura del dettagliato report che è stato approvato dall’ONU, ci imbattiamo in una frase che riporto dall’inglese e che dice così: “è inequivocabile che l’influenza umana abbia riscaldato l’atmosfera, l’oceano e la terra. Cambiamenti diffusi e rapidi nell’atmosfera, nell’oceano, nella criosfera e nella biosfera si sono verificati”. Ed è un incipit di un certo impatto, direi.
Scorrendo poi il documento, il sussulto rimane, anche per il fatto di vedere confermata la percezione, che chi ha modo di frequentare l’ambiente naturale ha potuto notare, sulla pelle, diciamo, quella di un certo sostanziale e notevole aumento delle temperature del pianeta, con tutte le conseguenze del caso: meteo che muta istantaneamente e senza preavviso di sorta, precipitazioni sin troppo abbondanti che si alternano a periodi senza rovesci atmosferici, innalzamento tangibile delle temperature, sia nella stagione invernale che estiva, cicloni tropicali ecc…
Gli studiosi di IPCC sono riusciti a redarre un documento ufficiale liberamente e gratuitamente a disposizione, che potremmo definire, senza paura di imbatterci in un qualche pensiero di stampo escatologico, apocalittico. Non solo, questo è un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dell’umanità che in maniera ottusa, utilitaristica e unilaterale si è comportata in una dimensione di deresponsabilità totale, muovendo con forza verso la disgregazione progressiva del bene comune, che tutti e tutte abitiamo, la nostra madre terra, il MONDO.
Sulla scia dello slogan che ultimamente e, fortunatamente, da più parti del globo terra-acqueo, i ragazzi e le ragazze legati a Fridays for future, ripetono “there is not a planet B”, ed essendo questo appunto l’unico che abitiamo, non è possibile arrenderci ad un’estinzione di massa che progressivamente si rende sempre più minacciosamente percepibile.
C’è l’urgenza e la necessità di una risposta individuale, in cui ognuno faccia la sua piccola parte e collettiva, dove, al di là di quello che io stesso possa pensare sulle contemporanee forme di governo, possa essere organizzata e condotta per mano, dalla politica, in cui, questa deve coniugare in un passaggio cruciale per la storia dell’ umanità, quello della svolta ecologica, che sia al contempo anche una transizione sociale e culturale.
L’approdo verso l’ecologia integrale ci appare dunque come prospettiva, ne va della nostra sopravvivenza, e per davvero, non certo detto per demagogia, ed anche di quella dei nostri e delle nostre discendenze, a quella che può e potrà essere definita come l’umanità oltre l’umanità.
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