Forse nel dibattito pubblico legato all’inquinamento e ai cambiamenti climatici quest’ennesima sfumatura di uno dei più complessi problemi della nostra era, non a caso definita digitale, rimane spesso in ombra. Eppure potrebbe essere il momento di parlarne.
Questo tipo di inquinamento “silenzioso” causa circa il 2% delle emissioni di gas serra a livello globale; il 2% si riferisce solo all’attività di Internet che è invisibile e apparentemente innocua, ma che ha bisogno di dispositivi fisici per poter esistere, aggiungendo ulteriore complessità ed articolazione al problema dell’inquinamento digitale. La tendenza di questo tipo di inquinamento è sconsolante: si calcola infatti che nel 2040 le emissioni raggiungeranno il 14%.Per poter grattare la superficie di un argomento che di certo non si esaurisce qui, potrebbe essere utile qualche piccolo spunto di riflessione e approfondimento.
INQUINAMENTO DA INTERNET
L’impatto della messaggistica istantanea
Una singola email priva di allegato causa l’emissione in atmosfera di 4 grammi di CO2, ma questo dato singolo, che può sembrare irrilevante, va moltiplicato per circa 300 miliardi di email ricevute e inviate ogni giorno in tutto il pianeta nel 2020. È piuttosto intuitivo che tale cifra divenuta ora, già di per sé, impressionante, aumenta ancora quando si parla di email più pesanti, con allegati.
Parlando sempre di messaggistica istantanea, i messaggi inviati tramite altre piattaforme hanno un impatto leggermente superiore ad una email ma sono molto più numerosi.
A tutto ciò contribuiscono le videoconferenze di cui abbiamo, solo di recente, scoperto la loro triste utilità. Si calcola che una videoconferenza della durata di un pomeriggio tra diverse nazioni produca 215 kg di CO2.
L’impatto dello streaming
Le cose sono ancora più complicate quando si parla di intrattenimento in streaming. I video in streaming da soli costituiscono il 60% del traffico dati globale. Ciò provoca l’emissione di 300 milioni di tonnellate di gas serra all’anno, secondo il report di Shift Project, datato al 2019. Ciò significa l’1% delle emissioni, ossia all’incirca quanto un’intera nazione come la Spagna.
Anche in questo caso si conferma una tendenza al peggioramento: l’aumento di questo tipo di inquinamento causato sia dalla pandemia che ha provocato un aumento dell’intrattenimento in streaming sia della diffusione dell’alta definizione.
INQUINAMENTO DEI DISPOSITIVI
L’impatto del ciclo di vita del prodotto
Per poter usufruire di tutti questi servizi che viaggiano nell’aria invisibili e intangibili, sono necessari dispositivi fisici (smartphone, pc, tablet ecc…) che hanno anch’essi un ulteriore impatto ambientale. Per produrli, infatti, servono combustibili fossili, vari tipi di materiali, minerali rari e anche acqua. Inoltre, questa produzione, ha spesso delle ricadute negative sui diritti umani poiché l’estrazione di materiali anche tossici o preziosi (in uno smartphone sono presenti in piccole quantità anche oro e argento) avviene in aree del pianeta dove non vengono rispettati né il lavoro né l’ambiente, alimentando guerre e violenze. Alla produzione del dispositivo in sé si devono aggiungere i costi ambientali legati all’imballaggio e al trasporto del prodotto.
Se la produzione di dispositivi elettronici non dipende direttamente dall’utente finale che li acquista, molto dipende da noi per quanto riguarda l’uso che ne facciamo. Si va da uno uso a volte eccessivo delle piattaforme streaming alla scelta di una luminosità troppo elevata sino alla quantità di email e messaggi non necessari che ognuno di noi invia e riceve ogni giorno. Ed proprio in questa fase del ciclo di vita del prodotto che ognuno di noi può fare la differenza con gesti semplici come spegnere il pc quando non necessario, impostare la modalità di risparmio energetico e diminuire sia il tempo trascorso davanti ai video che il numero di messaggi inviati.
Quando il prodotto arriva a fine vita si pone il problema dello smaltimento di un oggetto altamente inquinante: i dispositivi ICT, come si è visto per la loro produzione, contengono anche sostanze tossiche. In tal caso è prevista la normativa RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) categoria nella quale rientrano, oltre ai dispositivi digitali anche gli elettrodomestici. Da tali oggetti si ricavano materie che possono essere riutilizzate evitando così che si disperdano nell’ambiente, danneggiando piante ed animali, ancora una volta vittime della follia umana.
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