In questo ultimo anno la tecnologia ha assunto un ruolo cruciale nelle nostre vite. I computer, ad esempio, in molti casi ci hanno permesso di poter continuare a lavorare o a studiare, mentre le app sui nostri smartphone ci hanno dato la possibilità di usufruire di numerosi servizi, come quelli sanitari, di delivery e home banking, comodamente da casa e in piena sicurezza. In effetti, alcuni prodotti tecnologici sono ormai diventati essenziali nelle nostre vite. Ma a quanti dispositivi elettronici o digitali ci siamo abituati? E soprattutto, quanti ne abbiamo accumulati nel corso degli anni?
Proviamo, ad esempio, ad osservare ciò che abbiamo nelle nostre case: macchina del caffè, sveglia, rasoio elettrico, lavatrice, smartphone, casse bluetooth, computer, auricolari, condizionatore, frigorifero, ecc. Tutti questi oggetti appartengono alla grande famiglia dei RAEE (Apparecchiature elettriche ed elettroniche), ovvero dispositivi che funzionano tramite corrente elettrica o batterie.
Ora però proviamo a pensare a tutti quei prodotti RAEE che abbiamo cambiato nel corso degli ultimi anni o che abbiamo dimenticato tra i cassetti, in cantina o in garage. Probabilmente il numero calcolato nella nostra mente è molto elevato. Il ciclo di vita di molti dispositivi, infatti, è molto breve; questo per via di uno sviluppo tecnologico sempre più rapido, ma soprattutto a causa di una metodica obsolescenza programmata. Nella maggior parte dei casi inoltre, quando un oggetto si rompe, il pezzo di ricambio non è disponibile oppure costa quasi quanto comprare il prodotto nuovo e il più delle volte – ahinoi – è la seconda opzione quella vincente. Così ci si ritrova ad acquistare l’ennesimo tostapane, l’ennesimo asciugacapelli, l’ennesima macchinetta del caffè…
Ma quelli vecchi che fine fanno?
La crescita dei rifiuti RAEE
Secondo le stime del Global E-waste Monitor (2020) nel 2019 sono stati generati nel mondo circa 53,6 milioni di tonnellate di RAEE (l’equivalente di 5.000 torri Eiffel), con un aumento del 21% in soli cinque anni. Entro il 2030 si stima che questo dato – già allarmante – possa raggiungere i 74 milioni di tonnellate. Sempre secondo il Global E-Waste Monitor il flusso dei rifiuti elettronici (in particolare dei rifiuti domestici) è tra quelli in più rapida crescita al mondo, alimentato principalmente da tassi di consumo più elevati di apparecchiature elettriche ed elettroniche, cicli di vita brevi e poche opzioni per la riparazione. Solo il 17,4% dei rifiuti elettronici del 2019, infatti, è stato raccolto e riciclato.
A questo scenario si aggiunge poi lo smaltimento non idoneo di queste apparecchiature: in molti casi i rifiuti elettronici vengono erroneamente conferiti nella raccolta del secco/indifferenziato, rendendo nulla la possibilità di riciclo, mentre ancora troppo spesso vengono purtroppo abbandonati e dispersi nell’ambiente (talvolta dando loro fuoco), immettendo nell’aria, nelle acque e nel suolo sostanze altamente tossiche per tutti gli organismi viventi.
Il Progetto WEEE4FUTURE
In questo contesto così complesso si inserisce il virtuoso progetto di WEEE4Future, una piattaforma nata durante la prima ondata di pandemia e che si propone di far conoscere, riconoscere e gestire correttamente i rifiuti elettronici, a partire proprio dagli oggetti di uso quotidiano o presenti nelle nostre case. Il Progetto, sostenuto dall’Istituto europeo per l’innovazione e la tecnologia (EIT Raw Materials), vuole incoraggiare chiunque a riciclare correttamente le vecchie apparecchiature, attraverso un e-waste calculator e dei ricchi moduli formativi, per imparare tutto quello che serve sapere sui RAEE, come sono fatti e le azioni concrete che possiamo fare per ridurre il nostro impatto sull’ambiente.
Grazie al loro e-waste calculator è possibile calcolare il quantitativo dei materiali di cui sono composte tutte le apparecchiature domestiche RAEE che dobbiamo smaltire (schermi e monitor, grandi e piccole apprecchiature elettroniche, ecc..), le emissioni di CO2 che vengono ridotte attraverso il corretto riciclaggio dei materiali e infine l’isola ecologica più vicina a noi, dove poter portare gli oggetti oppure organizzare il ritiro.
Questa piattaforma nasce con l’obiettivo di creare maggiore consapevolezza rispetto all’argomento dei rifiuti elettrici ed elettronici, coinvolgendo nella formazione online soprattutto i più giovani, particolarmente sensibili alle tematiche green, ma anche i principali fruitori di dispositivi tecnologici.
Insieme al Progetto WEEE4Future, occorre ricordare lo sforzo di Istituzioni e Associazioni nel contrastare il fenomeno dell’abbandono dei RAEE. Esistono, infatti, numerose iniziative volte a favorire il corretto smaltimento di questi ultimi, come ad esempio “uno contro uno”. Disciplinata dal DM. 65/2010, l’iniziativa prevede che gli esercenti e i distributori di apparecchiature elettrica o elettronica, e iscritti all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, abbiano l’obbligo di ritirare il vecchio RAEE dal cittadino, qualora quest’ultimo ne acquisti uno nuovo ed equivalente. In molti punti vendita inoltre, grazie al DM “uno contro zero”, si possono conferire gratuitamente e senza obbligo di acquisto, dispositivi e apparecchiature elelttriche sotto i 25 cm di lunghezza, come tastiere e mouse non funzionanti, lampadine o rasoi elettrici.
Perché è così importante smaltire correttamente i RAEE
L’importanza del corretto smaltimento dei RAEE non è solo una questione ambientale, ma anche di carattere sociale, perché riduce fenomeni di criminalità e sfruttamento. La maggior parte di queste apparecchiature contiene, tra i vari componenti, anche diversi metalli preziosi quali argento, rame e oro; anche per via di questi materiali si sono purtroppo ingenerati, nel corso degli anni, numerosi casi di gestione illecita e di impianti abusivi, insieme a delle e vere proprie lande di rifiuti oltreoceano.
La notorietà di Agbogbloshie, ad esempio, zona urbana nei sobborghi di Accra, la capitale del Ghana, si deve proprio a questo drammatico fenomeno: decine di migliaia di persone vivono qui in condizioni igienico sanitarie pressocché minime e si guadagnano la giornata bruciando ogni tipo di spazzatura elettronica (mp3, cavi elettrici, computer, stampanti e così via…) per estrarre ferro, rame o altri materiali commerciabili. Secondo quanto riportato da EuroNews, il Ghana importa almento 40mila tonnellate di e-waste all’anno. Purtroppo il dilemma del e-waste esportato illegalmente è ancora in trattativa tra le fila governative, ma è importante che i paesi occidentali più sviluppati e i principali produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, si assumano le loro responsabilità, mentre i cittadini acquisiscano maggiore consapevolezza in merito.
Come poter contrastare l’ondata dei RAEE
Durante il primo periodo della pandemia – quando computer, smartphone e tablet (gli unici strumenti con cui si poteva comunicare col mondo) scarseggiavano – sono nate numerose iniziative sociali per recuperare e distribuire dispositivi tecnologici a chi ne aveva più bisogno. Questa urgenza digitale ha creato un forte senso di solidarietà e, ancora oggi, rimane forte il desiderio di poter contribuire. Prima di buttare via il nostro vecchio smartphone o l’asciugacapelli rotto quindi, domandiamoci se sia possible ripararlo oppure donarlo ad associazioni o gruppi di volontari che si occupano di recuperare vecchi RAEE. In alternativa, proviamo a dare un’occhiate al sito di WEEE4Future e capire cosa fare.
In generale, quello che dovremmo probabilmente iniziare a fare già, è provare a cambiare le nostre abitudini di acquisto e approccio rispetto a questa categoria di prodotto.
Ecco ALCUNI CONSIGLI UTILI per allungare il ciclo di vita dei RAEE:
- prima di comprare un dispositivo o apparecchio elettronico, assicurarsi di non averlo già in casa (quante volte vi è capitato di comprare delle pile per poi trovarle in fondo al cassetto?);
- Mantenere in buono stato i nostri devices e apparecchi elettrici/elettronici, usando cover protettive per smartphone e laptop, ad esempio, anticalcare e prodotti antiusura idonei per i grossi elettrodomestici;
- staccare i dispositivi elettrici dalle prese quando non sono in funzione;
- effettuare le revisioni previste ogni anno;
- scegliere lampadine a led o a risparmio energetico (più sicure e durature);
- usare prodotti, detergenti e simili sempre idonei;
- scegliere di acquistare un dispositivo perché rispecchia un reale bisogno e non “una moda” del momento (es. meglio evitare di comprare un videoproiettore se non siamo certi di utilizzarlo);
- affittare un apparecchio, chiedere in prestito, scegliere usato: un ottimo modo per favorire la sostenibilità ambientale, risparmiare qualche soldo e talvolta conoscere nuove persone con i nostri stessi interessi, passioni o esigenze;
- sceliere brand che si impegnano nella progettazione e produzione di prodotti sostenibili o che prevedano servizi di riparazione e sostituzione.
Infine, qualche iniziativa:
- RiavviaMi – iniziativa sociale promossa da Lenovo in collaborazione con il Comune di Milano per dare una seconda vita a PC o smartphone usati.
- PC4U.tech – nata dall’idea di 4 diciottenni milanesi, PC4U è una piattaforma web con cui mettere in collegamento studenti che hanno esigenza di un dispositivo per la didattica digitale (PC o Tablet) e persone/aziende dotate di dispositivi usati ma funzionanti da donare.
- Device4all -un progetto per fornire gratuitamente tablet e pc agli alunni delle scuole elementari, medie e superiori.
- #unpcperlascuola – progetto che raccoglie in tutta Italia dispositivi come PC e tablet: una volta ricondizionati, vengono donati alle scuole che ne hanno fatto richiesta, per avviare progetti di educazione digitale e/o formazione a distanza.
- SecondHandMobile – catena di negozi second hand specializzata in compravendita di smartphone, tablet, smartwatch, pc fissi e portatili usati.
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