Un Tweet per domarli…
“Tesla ha sospeso l’acquisto di veicoli tramite Bitcoin. Siamo preoccupati per il rapido incremento dell’utilizzo di combustibili fossili per minare e scambiare Bitcoin, in particolare il carbone, che causa il peggior livello di emissioni di tutti i carburanti”.
Sono queste le parole con cui Elon Musk, lo scorso 13 maggio, ha annunciato con un Tweet lo stop all’acquisto di macchine Tesla con Bitcoin.
Il motivo? Inquinano troppo (e se n’è accorto solo ora?).
Risultato? Panico generale, vendita al ribasso e relativo collasso del mercato delle criptovalute, con Bitcoin in perdita dell’11%, seguito dalle altre criptovalute.
La criptovaluta ENERGIVORA
Ebbene, tralasciando l’ovvietà dell’operazione speculativa posta in essere da Tesla (a febbraio 2021 la compagnia aveva acquistato Bitcoin per un valore di 1,5 miliardi di $), con questo tweet Elon Musk ha detto soltanto la pura verità; l’Università di Cambridge stima infatti che il consumo energetico causato dallo scambio e dal mining (cioè la creazione di criptovaluta tramite un lavoro informatico che sfrutta la capacità di calcolo dei computer) di Bitcoin si aggiri intorno ai 122 TWh all’anno, molto più di quanto consumato, nello stesso lasso di tempo, da Paesi come Norvegia, Argentina e Filippine.
Questo livello di consumi di energia ha spinto gli esperti del settore a definire il Bitcoin una criptovaluta “energivora” (un termine che mi fa venire in mente una specie di tirannosauro fatto di elettricità), e la maggior parte dell’energia che serve a nutrirla viene prodotta attraverso l’utilizzo di combustibili fossili, carbone in particolare, con conseguente emissione di tonnellate di diossido di carbonio (CO2, più comunemente nota come anidride carbonica) nell’aria.
Tornando al Tweet di Elon Musk, il padre di Paypal e SpaceX afferma che in futuro Tesla potrebbe ripensare alla sua decisione di non accettare più i Bitcoin come valuta di pagamento, ma soltanto nel caso in cui lo scambio e il mining della cryptocurrency diventino sostenibile; in più, Musk afferma che bisognerebbe investire su criptovalute che utilizzino meno dell’1% di energia per transizione attualmente usata dai Bitcoin.
4 criptovalute “sostenibili” alternative al Bitcoin
Nel suo Tweet della discordia, Elon Musk pone degli obiettivi per Bitcoin e consiglia al mondo di iniziare ad acquistare criptovalute sostenibili, senza però dire quali e, in particolare, cosa intende per “criptovalute sostenibili”; ed è qui che finalmente entro in gioco io: nelle prossime righe vi farò conoscere 4 criptovalute che, a differenza del Bitcoin, sono considerate a modo loro sostenibili.
SolarCoin (SLR): SolarCoin è una criptovaluta decentralizzata e indipendente; la mission della piattaforma madre è quella di incentivare la produzione di elettricità solare premiando proprio coloro che contribuiscono a produrla, in modo da ridurre i costi di produzione dell’elettricità: è possibile guadagnare SolarCoin registrando l’acquisto e l’installazione di sistemi a energia solare nel relativo portale.
BitGreen (BITG): BitGreen è stata fondata nel 2017 proprio come risposta all’impatto ambientale causato dal mining di Bitcoin. Lo scopo di BitGreen è quello di incentivare azioni eco-compatibili attraverso le quali gli utenti possono guadagnare BITG: queste azioni sono ad esempio il carpooling tramite app, l’acquisto di prodotti eco-sostenibili e/o a chilometro 0 e il volontariato.
Cardano (ADA): Cardano è stato sviluppato da Charles Hoskinson, co-fondatore di Ethereum. Oltre a vendere la criptovaluta ADA, la piattaforma di Cardano viene utilizzata anche per contratti digitali, DApp (decentralized application) e altri scopi simili. Cardano è considerata una valuta sostenibile in quanto può raggiungere le 1000 transazioni al secondo, rispetto alle sole 7 transazioni al secondo di Bitcoin, con un consumo di energia nettamente inferiore.
Ripple (XRP): RippleNet, nata nel 2012, è una piattaforma privata che connette centinaia di istituti finanziari in tutto il mondo tramite un’unica API, rendendo il trasferimento di denaro più veloce, economico e affidabile. XRP, la criptovaluta nativa della piattaforma, non è una valuta in sé, bensì un token (frazioni di una criptovaluta emessa) pre-minato utilizzato per colmare i trasferimenti di risorse, con la rete in grado di gestire più di 1500 transazioni al secondo: motivo per cui, a livello di consumi energetici, XRP richiede molta meno energia rispetto ai competitor. RippleNet consente agli utenti di spostare denaro in diverse valute in modo facile, economico e veloce (circa 3-5 secondi per transazione).
Sostenibilità contro Guadagno, ovvero Davide contro Golia
SolarCoin, BitGreen, Cardano e Ripple sono solo alcune delle criptovalute che fanno della sostenibilità una delle loro principali ragion d’essere; criptovalute che, in un mercato pieno di giganti come Bitcoin, Ethereum o Litecoin, vengono spesso evitate, in quanto i relativi margini di profitto non sono mai altissimi. Inoltre, in molti diranno che i consumi causati dalle operazioni sul Bitcoin sono una goccia in un oceano di spreco energetico che da anni è una piaga per l’ecosistema globale; tuttavia, se volete fare la differenza e se la salute della Terra è una vostra priorità, le criptovalute sostenibili sono sicuramente la scelta migliore e, se cresceranno, potranno spingere le altre piattaforme e criptovalute ad adottare processi di transazione e di mining sostenibili.
Perché, alla fine, Davide batte sempre Golia.
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