24 aprile 2013. Dacca, Bangladesh. nell’ora di punta si sente risuonare un violento boato, che sembra un terremoto. Pochi secondi bastano a realizzare che si tratta del crollo di un edificio, il Rana Plaza, situato nel subdistretto di Savar. L’edificio era sede di alcune fabbriche tessili, una banca e molti negozi. I reporter che si recano sul posto si sono chiesti se fossero in zona di guerra.
L’incidente causò la vita a più di 1000 persone e rappresenta il più grave incidente mortale avvenuto in una fabbrica tessile nella storia.
Questo incidente segna l’inizio della Fashion Revolution, e del movimento «Who made my clothes».
Le maggiori industrie tessili, che vendono in Occidente, avevano dislocato le loro industrie produttive a Dacca.
Sebbene l’edificio avesse dato segni di cedimenti e crepe, i proprietari delle fabbriche ordinano ai lavoratori di continuare le attività, per non causare ritardi o perdite di efficienza produttiva.
Molti articoli riportano tra le cause del crollo un “cedimento strutturale”. Ma quali sono i fattori determinanti nel crollo di un edificio? Come si progetta un edificio?
Il sistema terreno-fondazione è composto da tre elementi che interagiscono l’uno con l’altro, ovvero:
• il sottosuolo, di cui interessano le proprietà meccaniche e la sua storia deformativa;
• la struttura in elevazione;
• la fondazione, che riceve i carichi dalla sovrastruttura e li trasmette al terreno;
è insensato osservare le tre componenti in modo a sé stante, ma occorre correlarle.
Il terreno rappresenta la parte più difficile da studiare, in quanto le strutture sono di calcestruzzo, materiale artificiali di cui si conoscono approfonditamente le caratteristiche meccaniche.
Il terreno, invece, è un insieme di materiali, di dimensioni variabili e con caratteristiche disomogenee, talvolta difficili da studiare.
Inoltre, il terreno non è compatto, ma composto di grani e pori, che possono essere pieni di aria o acqua. Tre elementi in relazione e in equilibrio tra loro. Equilibrio che può essere precario.
L’edificio del Rana Plaza era stato costruito su un terreno paludoso, fatto asciugare e riempito con altri materiali. Addirittura, con rifiuti.
Tutti materiali che non sono affatto omogenei. Ci saranno quindi parti del terreno più sollecitate di altre.
Il problema del Rana Plaza era già di tipo costruttivo: la quantità di acciaio utilizzata era notevolmente inferiore del necessario, a causa dei costi maggiori del materiale.
Le strutture in cemento armato sono composte da una parte in calcestruzzo e una in acciaio e le proporzioni tra i due sono fondamentali per garantire la resistenza dei pilastri. L’assenza di acciaio non è purtroppo visibile durante le normali ispezioni.
Inoltre, l’edificio era stato progettato di otto piani, ma sono stati aggiunti illegalmente altri due piani. I piani inferiori dovevano quindi reggere un carico molto superiore a quello stimato in fase di progetto. Un ulteriore piano stava per essere aggiunto.
Sul tetto, erano stati installati dei generatori diesel del peso di 2500-3000 kg, per garantire la produzione anche in caso di assenza di elettricità. E proprio il giorno del crollo, per un black-out, i generatori erano entrati in funzione. La loro attivazione ha determinato forti vibrazioni nel tetto, che si sono propagate a tutta la struttura.
A compromettere la stabilità della struttura si aggiunge il fatto che la destinazione d’uso del Rana Plaza era stata modificata da commerciale in industriale. L’edificio era quindi destinato ad ospitare piccole attività e negozi di ridotte dimensioni, non una fabbrica, con un numero cospicuo di lavoratori e un carico dovuto ai pesanti attrezzi industriali, scorte di materiali e generatori.
La struttura era fatiscente sin dal suo concepimento. Troppi fattori erano stati tralasciati e nessuno se ne era accorto o l’aveva segnalato. O meglio, gli operai avevano spesso segnalato crepe, un esempio lampante dei cedimenti e della carenza di acciaio, ma le loro voci erano rimaste inascoltate.
Bastano questi fattori a determinare un crollo tanto violento? Il Rana Plaza di Savar era destinato a una fine rovinosa?
Il giorno precedente al crollo, alcuni operai avevano notato crepe sul muro della dimensione di 5 cm, una misura allarmante. Questa scoperta dovrebbe far intendere l’assenza di acciaio, visto che è proprio la sbarra di acciaio ad evitare che il cemento possa allargarsi tanto. Le crepe erano un avviso che difficilmente viene dato in questi casi.
Infatti, i negozi e la banca situati al piano inferiore erano stati chiusi. Ma non la fabbrica tessile. I lavoratori sono stati minacciati di perdere un mese di stipendio o il lavoro. Sono stati costretti ad entrare in un edificio che era già stato dichiarato insicuro.
L’edificio crolla per un cedimento strutturale, cioè “la perdita della capacità di sostenere o trasmettere il carico relativamente a un componente di una struttura o alla struttura stessa.”
Il materiale è sollecitato al limite della sua capacità, e questo provoca fratture e deformazioni eccessive. Non ce la fa più.
Quando ciò avviene, la capacità portante si riduce in maniera permanente, significativa, rapida.
Con i metodi di calcolo disponibili oggi, si considerano effetti più gravosi di quelli che si verificherebbero nella realtà. Molti modelli non tengono conto di circostanze che giocano a vantaggio di stabilità, per assicurare condizioni di massima sicurezza. Gli edifici non crollano per un cedimento.
Una struttura non sarà mai sicura verso qualsiasi calamità, ma si punta a conoscere tutti i punti deboli per implementare tutte le azioni di sicurezza necessarie.
“Rana Plaza non è stato un incidente: è stato un omicidio”, dichiara Kalpona Akter, presidente della Bangladesh Garment and Industrial Workers Federation .
Secondo la presidente, infatti, il disastro era prevedibile ed evitabile se ci fossero state misure di sicurezza adeguate, un monitoraggio efficiente delle condizioni di lavoro e l’ascolto dei lavoratori stessi.
Nel 2013, brand come H&M, Inditex e Adidas hanno firmato un accordo per garantire condizioni più sicure ai lavoratori del Bangladesh e controlli più frequenti. Il progetto Abiti Puliti è nato per far luce sullo sfruttamento dei lavoratori e e far sì che la tragedia non si verifichi mai più. Il sito Rana Plaza Never Again , lanciato dall’Organizzazione e dai sindacati locali, permette di commemorare la tragedia e lasciare un messaggio ai brand, per assicurarsi che le loro promesse di maggiore sicurezza non siano soltanto parole al vento.
Le norme sugli edifici in Bangladesh sono ancora problematiche. Si stima che il 90% degli edifici non rispetti il codice delle costruzioni e il 60% delle fabbriche potrebbe presentare gli stessi problemi.
La situazione rimane critica per i lavoratori di tutto il mondo. Tra il 2020 e il 2021, sono centinaia i lavoratori tessili in India, Egitto, Bangladesh, che hanno perso la vita o sono rimasti feriti.
La maggioranza dei lavoratori dell’industria tessile sono donne, e non mancano le segnalazioni di abusi e molestie sul posto di lavoro.
Gli operai continuano a perdere la vita per garantire abbigliamento a prezzi più bassi e in tempi brevissimi. Ma qual è il prezzo di una vita umana?
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