La Terra è coperta per il 71% da acqua. Di quest’acqua, solo una percentuale molto ridotta è di acqua fresca, con costi ridotti per essere potabilizzata (2,5%). La maggior parte dell’acqua si trova sotto forma di ghiacci polari, ma una buona quantità è costituita anche da acqua di falda. Solo l’1% scorre nei fiumi e laghi. Queste fonti di acqua sono le più sfruttate per il consumo umano, ma anche le più minacciate da pressioni ambientali quali riscaldamento globale, eventi estremi, contaminazione delle risorse idriche. Il 71% del pianeta è costituito da acqua. Eppure, si prevede che sempre più conflitti saranno causati per guadagnarsi l’accesso all’acqua.
Questo perché il 97,5% di acqua che ricopre la Terra è salata, quindi non adatta al consumo umano. In aggiunta, il verificarsi di eventi estremi sottrae progressivamente acqua dolce. È possibile prevedere uno spostamento tra le soglie di acqua dolce e acqua salata: l’acqua salata tenderà ad aumentare e avremo una riduzione di acqua dolce presente in falda. Questo perché gli acquiferi sono già ampiamente sovra sfruttati, per far fronte all’aumento di temperature su scala globale.
In questo scenario, la desalinizzazione si pone come soluzione possibile alla richiesta di acqua. Molti paesi che già da tempo combattono con la scarsità della risorsa idrica, sono oggi dotati di impianti ad alta tecnologia, per ottenere acqua di alta qualità a partire da un’acqua molto salina, come quella del mare.
Acqua di mare che è abbondante e disponibile, indipendentemente da cosa può succedere con il cambiamento climatico. È quindi possibile sfruttarla per vari utilizzi, tra cui il consumo umano.
Ma la desalinizzazione è una tecnologia sostenibile?
Sembrerebbe di no. Nonostante i grandi progressi tecnologici degli ultimi decenni, la desalinizzazione è ancora più energivora rispetto alle tecnologie convenzionali per il trattamento dell’acqua dolce.
Il punto debole della tecnologia è proprio l’alta richiesta energetica, che la rende non sostenibile. Sebbene siano già presenti impianti alimentati da fonti rinnovabili, al momento la fonte principale di energia è costituita da combustibili fossili.
Ci sono impianti alimentati da fonti rinnovabili, ma la percentuale di acqua prodotta rispetto a quelli convenzionali è molto bassa.
Inoltre, l’energia richiesta da un impianto alimentato da fonti rinnovabili è almeno 10 volte superiore di quella richiesta da risorse convenzionali. Di conseguenza, il costo dell’acqua è improponibile per molti paesi. Un altro grande problema legato agli impianti di desalinizzazione è la gestione dei sottoprodotti del processo. Questa tecnologia genera infatti un effluente ipersalino, con contenuti di sale superiori a quelli del mare. Di conseguenza, se rilasciato in mare, contamina la zona in cui viene rilasciato, danneggiando le specie viventi.
Questo effluente contiene tuttavia anche materie prime di valore come litio e magnesio.
Il Progetto Sea4Value mira a convertire una parte di questo concentrato in una fonte di materie prime. Le nuove tecnologie sviluppate permetteranno anche un aumento fino al 30% della quantità di acqua dissalata per consumo umano. Si mira a ottenere una fonte sostenibile di materie prime, anch’esse in rapido decremento dovuto all’estrazione delle risorse. Il progetto è parte di un consorzio tra diversi paesi: Spagna, Germania, Italia, Belgio, Ucraina, Paesi bassi e Finlandia.
Nonostante gli svantaggi, la desalinizzazione presenta anche molteplici vantaggi, motivo per cui molti paesi hanno investito in questa tecnologia, specialmente paesi caratterizzati da poca disponibilità di acqua superficiale o a rischio desertificazione.
Nel mondo ci sono infatti 20000 impianti di dissalazione operativi, prevalentemente in Nord Africa e Medio Oriente. Gli impianti più grandi si trovano in Israele, Cina, Arabia Saudita, Australia e Stati Uniti. Per molti di questi Stati, l’esigua disponibilità d’acqua e il ridotto costo dell’energia rendono la dissalazione un processo cruciale per lo sviluppo.
E in Italia? Sebbene in Italia ci sia (ancora per ora) una discreta abbondanza di risorsa idrica, alcuni impianti sono stati costruiti sulle isole, dove l’acqua salmastra è la fonte idrica principale. Con l’aumento delle temperature e la riduzione dei serbatoi di acqua alpina, è possibile ci sia una maggiore richiesta di questo tipo.
La desalinizzazione, inoltre, si basa principalmente su tecnologie a membrana, che sono in grado di trattare acque fortemente contaminate, che possono essere addirittura riutilizzate in ambito industriale o per irrigazione di colture.
La desalinizzazione è una tecnologia all’avanguardia. Secondo l’International Desalination Association (IDA), ad oggi è possibile produrre fino a 20 milioni di m3 di acqua al giorno. Questi numeri sono sufficienti per sostenere le attività di 300 milioni di persone (4% della popolazione mondiale).
Inoltre, l’acqua prodotta ha un livello di purezza tale da necessitare una re- mineralizzazione per essere adatta all’uso potabile.
La tecnologia legata a questo processo è in continua evoluzione, grazie ai progressi dal punto di vista dei materiali e dei processi, e in futuro potranno garantire impianti con costi sempre minori e con impatti ambientali ridotti. Grazie al progresso tecnologico, la desalinizzazione sicuramente giocherà un ruolo fondamentale per aumentare le risorse idriche disponibili in paesi in condizioni di stress idrico.
Si confida, per il futuro, in una crescente integrazione tra tecnologie tradizionali e fonti rinnovabili, in modo da minimizzare le emissioni di Co2. Quando la desalinizzazione sarà realmente sostenibile, costituirà una risorsa concreta per la produzione di acqua in un’economia circolare.
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