A gennaio 2020 la Commissione Europea era fresca di nomina, Ursula von der Leyen e commissari avevano appena preso possesso dei loro uffici a Bruxelles ed erano, ritenevano, pronti ad affrontare le sfide che il quinquennio di governo gli avrebbe posto. In cima alla lista delle priorità troneggiava indiscussa la lotta al cambiamento climatico, tant’è che già nel periodo precedente alla nomina di Presidente, l’ex ministro della difesa tedesco von der Leyen annunciava di proporre entro i suoi primi 100 giorni di mandato il Green Deal europeo, ovvero un programma politico di ampio respiro incentrato sulla salvaguardia dell’ambiente, la riduzione delle emissioni a effetto serra e la transizione energetica. Poi però è arrivato il COVID e ha guastato i piani a tutti. La pandemia non ha spazzato via soltanto le sicurezze di famiglie e imprese, ma anche quelle delle istituzioni, compresa la Commissione Europea. E allora, in un contesto in cui affrontare l’emergenza sanitaria era prioritario, in cui le risorse economiche disponibili erano indirizzate al sostegno di medici e infermieri, e in cui la disoccupazione, la povertà e la fame diventavano preoccupazioni per migliaia di persone, cosa ne è stato del Green Deal europeo?
Se l’Europa avesse voluto abbandonare i propositi verdi aveva una scusa perfetta per farlo: la pandemia ha messo in ginocchio il sistema economico da Helsinki a Lisbona; come già era successo dopo la crisi finanziaria del 2008, anche oggi il momento di salvare il pianeta sarebbe stato domani. E invece non è stato così, anzi, siccome il mercato da solo non è in grado di fronteggiare la crisi attuale, i 27 governi d’Europa hanno attuato strategie economiche centralizzate e insieme, dopo una lunga serie d’incontri iniziati in primavera e terminati in autunno, hanno rilanciato la sfida al cambiamento climatico decidendo di destinare il 30% delle risorse da raccogliere per il rilancio post pandemia (€750 miliardi in totale) ad attività ecosostenibili.
Inoltre, la Commissione ha sfruttato l’occasione per promuovere la discussione intorno alla futura legge europea sul cambiamento climatico, la quale mira a trasformare entro il 2050 il territorio dell’Unione in un’area ad impatto zero, cioè capace di non alterare l’ecosistema compensando le proprie emissioni a effetto serra. In particolare, la legge prevederà che ogni futuro pacchetto regolamentare approvato in Europa abbia considerazione degli obiettivi di neutralità ambientale. In realtà è ancora tutto un cantiere: è previsto che nei prossimi mesi la Commissione Europea adotti un insieme di misure per la rivalutazione della legislazione in materia di clima ed energia. Tra le leggi che verrano revisionate si trovano: la direttiva sulle energie rinnovabli; la normativa sulla tassazione energetica; e il sistema per lo scambio delle quote d’emissione dei gas serra (EU ETS). Allo stesso tempo la Commissione rinnoverà la strategia di finanza sostenibile che si propone di sfruttare i mercati finanziari per incanalare risorse private verso progetti ecosostenibili.
Quindi, nonostante il 2020 sia stato l’anno della pandemia, la politica dell’Unione è riuscita a non perdere di vista la lotta al cambiamento climatico. È possibile anche sostenere che a livello mondiale oggi l’Europa sia considerata leader nella pianificazione regolamentare in tema di sostenibilità e nella progettazione d’investimenti in tecnologie ed attività verdi. Prima posizione che gli spetta più per mancanza di competizione che per risultati raggiunti: la Cina deve ancora raggiungere il picco massimo di emissioni, che è previsto per il 2030, e ha annunciato lo scorso settembre che si avvicinerà alla neutralità soltanto nel 2060; e gli Stati Uniti, sotto la guida del presidente Trump, si sono addirittura ritirati dagli Accordi di Parigi.
Queste considerazioni però, se da un lato dimostrano che la politica, almeno in Europa, ha deciso di prendere finalmente sul serio il cambiamento climatico, dall’altro sono spaventose: l’ordinamento legislativo europeo, considerato il più progressista in fatto di sostenibilità, non ha ancora adottato una legge sul clima.
Lascia un commento