La Colombia è casa di circa il 10% della biodiversità sul nostro pianeta, con oltre 314 ecosistemi che interagiscono all’interno dei suoi confini.
È una delle nazioni più ricche in termini di complessità biologica, climatica, ecologica ed ecosistemica: il 53% del suo territorio è ancora ricoperto da terre vergini e foreste naturali; tuttavia, negli ultimi anni, si è registrata una perdita pericolosa di biodiversità e spazi selvatici, a causa di conflitti sociali interni, liberalizzazione deregolamentata, traffici illegali, un corpo politico corrotto, che non vede come prioritaria la tutela dei diritti delle comunità indigene e del territorio.
Storicamente, in Colombia, il governo centrale ha da sempre sostenuto politiche agricole repressive, privatizzando punti strategici di accesso alle risorse naturali o concedendo ad impresari ed altre potenze nazionali l’utilizzo e la proprietà di accesso a sorgenti e vasti possedimenti terrieri. Questo sistema ha causato profonde spaccature all’interno della comunità, alimentando le disuguaglianze sociali.
Nonostante l’accordo di pace stipulato all’Avana nel 2016 tra il governo centrale colombiano di Juan Manuel Santos e le guerriglie armate delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia ed Esercito Popolare (FARC-EP), dopo oltre cinquant’anni di guerra e tensioni, la situazione permane tesa e la pace è ancora lontana. La redistribuzione delle terre resta uno dei punti più problematici tra il governo colombiano e le comunità contadine e indigene, organizzate nella Cumbre Agraria, Campesina, Étnica y Popular.
L’accordo include anche la Riforma Agraria Rurale, che mira a democraticizzare l’utilizzo della terra, si prefissa di venire incontro alle necessità della popolazione tormentata dal conflitto e ripristinarne l’economia interna. “Zidres” è la sigla, introdotta con la legge 1776 nel piano di riforme, che sta per “zone di interesse di sviluppo rurale, economico e sociale”. Le zone vengono individuate per capacità produttiva e livello di povertà, sono aree generalmente poco abitate, isolate, che necessitano di importanti interventi edilizi o di bonifica, ma con un alto potenziale di rendita.
Il governo mira ad attrarre investimenti in queste zone, che vengono identificate dall’ente d’Unità di Pianificazione Rurale per la Produzione Agricola (UPRA) e poi definite direttamente dallo Stato, senza il coinvolgimento diretto delle comunità; secondo questo meccanismo, viene poi concessa la proprietà temporanea ai migliori progetti di sviluppo produttivo.
Le zone Zidres vengono indicate come “di fondamentale utilità pubblica”: volte al commercio agroalimentare e alle esportazioni internazionali su larga scala. Alle grandi imprese, spesso a produzione intensiva e volte alla monocoltura o ad operazioni estrattive minerarie e produzione energetica, viene delegato il compito di operare sul terreno, per aumentare il benessere economico complessivo della nazione, senza che queste siano necessariamente obbligate ad acquistare la terra.
Dai dati riportati da Oxfam nel 2017, la spartizione dei terreni coltivabili in Colombia è la più diseguale dell’America Latina: l’1% delle maggiori aziende agricole occupa circa 81% del territorio; 704 aziende si dividono la metà dei possedimenti, mentre il restante viene spartito tra circa 2.046.536 aziende. Si stima che gli scontri tra governo centrale e le forze armate rivoluzionarie delle FARC siano causa di circa 6,3 milioni di dispersi: è il secondo dato più alto dopo il conflitto in Siria. Di questi, il 35,5% vive in condizioni di estrema povertà.
Circa 17,5 milioni di ettari di terreno sono stati abbandonati dalle famiglie e finiti in mega-progetti agricoli e minerari. Le negoziazioni tra stato centrale e grandi compagnie imprenditoriali hanno rappresentato per il governo non solo un ottimo affare economico, ma anche un barlume di speranza per poter ridurre le tensioni interne, aumentare il controllo e la stabilità nelle campagne.
Tuttavia, concedere la proprietà privata ad aziende, soprattutto straniere, di questi territori, implica privare la comunità locale di spazi e risorse fondamentali al sostentamento.
Le zone Zidres destinate all’agroindustria vengono per lo più convertite alla coltivazione della canna da zucchero, alberi della gomma, palma da olio, cacao, soia, riso, mais e caffè.
Nella Valle del Cauca, per esempio, più del 70% della produzione di zucchero è proprietà di questi nuovi latifondisti, mentre solamente un 25% della produzione appartiene ancora a coltivatori indigeni.
In Colombia vi sono attualmente circa 21,8 milioni di ettari potenzialmente coltivabili, di cui 1,2 milioni di ettari e un terzo delle risorse idriche nazionali sono ubicati nella subregione dell’Altillanura. La Altillanura permane ancora oggi fulcro di tensioni tra gruppi armati e paramilitari e narcotraffico, che la rendono una zona instabile, poco popolata e con un alto livello di insicurezza ed estrema povertà per i suoi abitanti. Dal 2016, si stima che 48,569 ettari sono stati adibiti all’esclusiva coltivazione intensiva della palma da olio, mentre 17,408 a canna da zucchero.
Emblematico è il caso Cargill, la multinazionale statunitense impegnata nel settore alimentare: dagli inizi del secolo è riuscita ad acquisire sempre più possedimenti nell’Altillanura, fino ad arrivare a circa 52.575,51 ettari di terreno coltivabili, grazie alla creazione di 36 società sussidiarie, che fungevano da intermediarie nella compra-vendita dei terreni, lasciando il colosso multimiliardario nell’oscurità, come ultimo beneficiario di queste transazioni.
Gli esempi potrebbero susseguirsi meglio che in una partita a bocce, ma alla radice resta la profonda spaccatura che si sta formando a livello politico, sociale ed economico nel paese, a discapito del benessere della popolazione, a favore delle multinazionali e dei colossi corporativi del commercio egemonico, incastrando il popolo colombiano in un sistema socioeconomico capitalista e strutturalmente destinato ad aumentare le disuguaglianze interne, a scoraggiare l’implementazione di una democrazia partecipativa inclusiva e a favorire la dissoluzione comunitaria.
Bibliografia
A. Fuerte, V. Tacha, “legislando contra el campesinado: la aprobación del proyecto Zidres en el Congreso de la República”, Revista Semilla, 2015
Oxfam, Radiografía de la desigualdad, lo que nos dice el último censo agropecuario sobre la distribución de la tierra en Colombia, 2017 (capitolo 2)
Informe Zidres, Grupo Semillas, 2016
La ZIDRES en contra del campo colombiano, Grupo Semillas, 2016
A. G. Torres-Mora, Acaparramiento de tierras y acomulaciòn por desposesiòn en Colombia. El caso de las Zonas de Desarrollo Rural, Econòmico y Social (ZIDRES), 2020
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