Novembre. Mese di toni caldi, camini, libri e tisane. Ma anche mese che accoglie l’evento emblematico dell’epoca consumistica in cui viviamo: il Black Friday.
Letteralmente tradotto “venerdì nero”, nasce nell’America degli anni ’60 come giornata successiva a quella del Ringraziamento, per segnare l’inizio della stagione dello shopping natalizio.
Una tradizione che con il tempo, a gran favore delle multinazionali, è stata esportata e diffusa in altri Paesi, tra cui l’Italia.
Nel corso degli anni, visto il profitto dei giganti del mercato (primo fra tutti il colosso Amazon) e la portata di tale fenomeno, la giornata delle spese pazze è stata estesa ad un’intera settimana di sconti -apparentemente- convenienti, tanto che recentemente si parla di Black Week.
La svalutazione dei prodotti e la velocità digitale con la quale è possibile accedervi, unite alle strategie di marketing, ci incoraggiano a consumare ancora di più. E quindi si formano file lunghissime nei centri commerciali, si fanno maratone davanti al computer per accaparrarsi i prodotti migliori. Anche i consumatori meno attenti vengono tentati dall’occasione, quasi obbligati a trovare qualcosa che ancora non possiedono, ma che “chissà, magari può servire”, e perché non approfittarne?
Abbiamo mai davvero ragionato, prima di fare click su “acquista”, su quale sia l’impatto ambientale provocato da questa ingannevole giornata di sconti? Oltre che quello sociale ed economico?
In particolare oggi, che a causa della pandemia globale, lo shopping online raggiungerà un picco senza precedenti?
Dal punto di vista logistico, l’acquisto digitale mette in moto una catena di trasporto molto articolata. E più si richiede una consegna veloce, maggiore è l’impatto ambientale.
Quest’anno, a rivelare quanto pagherà l’ambiente per il nostro shopping online è una ricerca condotta in Gran Bretagna dal sito Money.
Gli esperti di finanza personale di money.co.uk hanno studiato la quantità di CO2 prodotta dai milioni di pacchi che saranno consegnati in tutto il Paese.
I dati, secondo gli stessi autori dell’indagine, possono essere facilmente replicati in tutto il mondo occidentale, Italia compresa.
Secondo tale studio, a fronte di un aumento delle vendite online che dovrebbe aggirarsi, nel solo Regno Unito, attorno al 14% in più rispetto al 2019, le emissioni di CO2 previste per il Black Friday britannico di quest’anno saranno superiori alle 429 mila tonnellate.
L’equivalente di ben 435 voli di andata e ritorno dall’Unione Europea a New York.
Ad aggravare le cose, c’è l’aspettativa e la pretesa degli acquirenti di ricevere le consegne nel minor tempo possibile. Questo inevitabilmente stressa l’intera catena logistica, costringendo le aziende dei trasporti ad incrementare il numero dei corrieri in circolazione, con un significativo aumento delle emissioni di anidride carbonica.
Un secondo aspetto importante da considerare è che questo eccesso di acquisti (specialmente online) generail più grande volume di rifiuti annuale.
Soltanto negli USA, durante il periodo tra il Black Friday e Natale, si effettua il 70% degli acquisti di beni di consumo dell’anno, raggiungendo il picco di imballaggi (carta, cartone, plastica e polistirolo) che impatta l’intera filiera dello smaltimento dei rifiuti.
Per non parlare dei prodotti acquistati: capi fast fashion, la cui bassa qualità fa sì che si usurino più velocemente e vengano dunque scartati in breve periodo, giocattoli di plastica e dispositivi tecnologici che devono essere smaltiti come Raee nei centri appositi.
Acquistiamo istintivamente, ma la spazzatura che creiamo durerà in alcuni casi per secoli.
Detto ciò, cosa possiamo fare?
Così come per altri problemi, la soluzione più immediata sarebbe quella di attuare politiche restrittive a favore dell’economia circolare e della preservazione ambientale. Come sappiamo, ottenere tali provvedimenti è un percorso spesso lungo e faticoso.
In questo senso, è nostro dovere agire e consumare in modo consapevole, per poter mettere in moto il cambiamento. Ciò significa informarsi, riconoscere la responsabilità delle proprie azioni di consumo e interrogarsi sul valore del proprio acquisto; domandarsi chi, come e con quali materie ha realizzato il prodotto che ho acquistato.
Sulla base di questa consapevolezza sono state sviluppate le famose “3 R”: tre semplici principi, che, se rispettati, ci aiuterebbero molto nel contrastare gli effetti negativi del consumismo sfrenato.
Primo fra tutti, non a caso: Riduci. Hai davvero bisogno di tutti quei crop top scontati all’80%, che fino a cinque minuti fa non sapevi esistessero e che con le maggiori probabilità rimarranno abbandonati nei meandri del cassetto fino al prossimo inverno? Non credo.
Riusa. Come ben sappiamo, ma a volte dimentichiamo, la vita dei prodotti (soprattutto d’abbigliamento) che acquistiamo a poco prezzo è sempre più corta. Per tale motivo è più ragionevole comprare seguendo la logica della qualità e non della quantità, dunque privilegiare gli acquisti più durevoli.
A questo proposito, vengono in aiuto gli armadi dei genitori o dei nonni, ricchi di chicche anni ’60 e ’70, troppo frequentemente ignorate e spesso molto attuali. Se non sei così fortunato, esistono tantissime realtà (negozi, mercati, eventi) in cui scovare pezzi vintage e second hand, prodotti che le grandi catene non possono offrire. Così facendo, oltre a ridurre il tuo impatto ambientale, sostieni le piccole attività che rischiano di venir schiacciate dai grandi produttori, soprattutto ai tempi del Black Friday.
Ricicla. Lo smaltimento di alcuni materiali è davvero lungo, tanto da richiedere anni, se non secoli. Sono tante le scelte che possiamo fare per non contribuire all’incremento di rifiuti.
Prima fra tutte: donare, oggetti e prodotti ancora in buone condizioni a parenti e amici, ad associazioni non profit come Humana, Caritas o affini realtà locali, oppure ad organizzazioni impegnate nel riciclo, come Recooper.
Se invece sei più un tipo da baratto, puoi creare o partecipare ad uno swap party, ovvero piccoli o grandi eventi pensati per lo scambio (sulla base di regole prefissate) di vestiti, accessori, ma anche mobili e oggetti vari. Perfetti per svuotare la casa da regali non azzeccati e acquisti inutili, guadagnandosi anche qualche oggetto interessante.
Questa forma di scambio si sta evolvendo anche online, siti come Armadio Verde, Swapush, permettono di barattare anche a distanza, modalità particolarmente utile in questo periodo di pandemia.
Altra alternativa, forse più conosciuta ed utilizzata, è la compravendita, che può essere gestita in prima persona o per conto di terzi.
Nel primo caso potresti pensare di creare un banchetto in cui vendere vestiti e oggetti (se hai una selezione interessante, perché no?), oppure puoi iscriverti ad app come Depop, ASOS marketplace, Vestiare Collective (più indicato per capi firmati), Facebook marketplace, e gestire autonomamente le tue vendite.
Nel secondo caso potresti far riferimento a realtà come Mercatopoli, Mercatino franchising e negozi di usato locali.
Infine, ripara e riproponi, è divertente! Sia in vista dei regali di Natale, sia a scopo personale, gioca con la tua creatività e ripensa agli oggetti che tieni in soffitta, spesso hanno solo bisogno di un upcycling per tornare utili.
Ad esempio, puoi utilizzare pezzi di tessuto inutilizzato per creare pupazzi di pezza da regalare ai nipoti (un po’ old school), se ti interessa il rammendo potresti sbizzarrirti con fili colorati e a contrasto (dai un’occhiata all’account Instagram @minful_mending), oppure dai una sistemata al portapane rotto e fallo diventare una mensola portaoggetti.
Insomma, tante sono le possibilità e le idee per non contribuire alla logica consumistica che, come sappiamo, crea numerosi ed irreversibili danni ambientali, sociali ed economici.
Tanti sono i negozi, le organizzazioni, i brand che si impegnano nell’offrire servizi e prodotti a favore dell’etica e della sostenibilità ambientale. Spesso sono realtà piccole e locali che vanno ricercate, sostenute e rese visibili. Per ricordarci, e ricordare, di consumare consapevolmente.
Soprattutto durante il Black Friday.
Meris dice
Grazie Greta per le tue riflessioni… Spero che molti genitori possano ispirarsi alle tue parole. Complimenti per il lavoro che stai facendo!
Greta dice
Grazie Meris!!