Il lockdown ha consentito di portare sotto la luce dei riflettori una modalità di lavoro ancora troppo poco considerata: lo smart working. Per alcuni una vera scoperta, per altri una benedizione, per altri ancora una vera seccatura. Sostenitori e detrattori a parte, questo lavoro a distanza, a conti fatti, potrebbe non essere poi così smart. O, per lo meno, green. Sì, perché il computer acceso consuma energia, così come ogni singola e-mail spedita, tanto quanto in ufficio. Ma, prima di generalizzare troppo, facciamo due calcoli e vediamo assieme quali sono le soluzioni più ecologiche.
Anche le e-mail inquinano e tanto: uno sguardo sull’impatto globale
Secondo uno studio dell’agenzia francese per l’ambiente e l’energia Ademe (l’Agence de la transition écologique), l’invio di una e-mail da 1 megabyte rilascia nell’aria 19 grammi di CO2. Tuttavia, se l’allegato è piuttosto pesante, i grammi di anidride carbonica emessi salgono a 50. Dire che l’energia usata per inviare 8 di queste e-mail equivale a quella spesa da un’auto per percorrere un chilometro non dà l’idea del “peso” effettivo che la posta elettronica ha sul pianeta.
Dati alla mano, in un secondo vengono inviati quasi tre milioni di e-mail in tutto il mondo (il conto è costantemente aggiornato sul sito di Internet Live Stats). Parliamo di 56 tonnellate di CO2, il peso di ben 14 elefanti. Elefanti di anidride carbonica che in un minuto diventano 840 e in un giorno superano di tre volte il numero di quelli in carne e ossa attualmente esistenti. E si potrebbe continuare, ma il punto è che a lavoro usiamo molto altro.
Le ricerche su Internet, la creazione e l’aggiornamento dei siti (ne esistono quasi due miliardi), l’inserimento di post sui social sono tutte azioni che inquinano. A meno che non si decida di agire diversamente.
Le soluzioni ecologiche per lo smart working: da Ecosia a Posteo
Esistono già delle risposte green a questi problemi e si possono utilizzare gratuitamente – come il motore di ricerca Ecosia che pianta un albero ogni 45 ricerche – o con una spesa irrisoria – come il sistema di posta elettronica tedesco Posteo (un euro al mese) che utilizza l’energia sostenibile di Greenpeace Energy ed è ad-free. Per completare, anche il sito potrebbe essere più rispettoso dell’ambiente scegliendo una compagnia di green hosting: in Italia se ne contano quattro (fonte: The Green Web Foundation).
Cosa fare prima di inviare una e-mail
Ma, tornando al problema e-mail, si può fare molto di più anche solo prestando maggiore attenzione a quello che si scrive. Sapevi che l’80% delle mail inviate in un giorno nel mondo sono classificate come spam? Che buona parte di questi messaggi non verrà mai aperta?
Ecco perché, prima di premere il tasto invio, faresti bene a:
- chiederti se sia effettivamente necessario;
- rileggere il testo, controllare di aver inserito gli allegati e suggerire al destinatario che hai allegato del materiale;
- evitare di mettere in CC le persone non direttamente interessate;
- parlare di persona dell’argomento.
Quali altri accorgimenti adottare per uno smart working davvero green
Il lavoro da remoto però non si riduce al solo uso delle e-mail e del pc. Dispositivi come stampanti, iphone e smartphone, tablet ecc. sono oggetti inquinanti già in fase di realizzazione. Ancora una volta è uno studio francese a mettere in evidenza i punti critici del mondo digitale. Per la creazione di nuovi terminali, infatti, il mondo digitale produce da solo il 63% dei gas serra, consumando il 75% delle materie prime e l’83% dell’acqua (secondo quanto riportato nello studio 555 del 2020 del Senato francese). E tanto più si produce quanto più alta è la richiesta. Meglio dunque chiedersi se sia veramente il caso di cambiare dispositivo prima di comprarne uno.
Un occhio di riguardo va riservato inoltre alla modalità di connessione. È sempre preferibile usare una connessione wi-fi, perché la rete 4G del telefonino consuma 50 kilowatt di elettricità all’ora, 10 volte di più rispetto alla fibra.
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