Amazzonizzati! Con questo termine si apre la dichiarazione della Prima Assemblea Mondiale per l’Amazzonia che si è tenuta online lo scorso luglio. Un termine che si traduce in un incentivo ad interessarsi attivamente alle questioni di questo vasto territorio dilaniato da etnocidio, ecocidio ed estrattivismo e in un invito ad agire. Una terra che vive in prima persona la gravità dei cambiamenti climatici in atto e che si trova a dover fare quotidianamente i conti con l’insostenibilità del modello economico attuale. Una terra sfruttata, disboscata, incendiata, i cui popoli indigeni non hanno altra scelta se non quella di lottare ogni giorno per la propria sopravvivenza. “Sta nascendo qualcosa di nuovo. Riuscite a sentirlo? Lo si sente tra le grida dell’Amazzonia” prosegue la dichiarazione. “Si solleva la lotta dei popoli amazzonici, aggrediti nei loro territori, nelle loro memorie e culture. Cresce il grido assordante della foresta, disboscata, incendiata, saccheggiata dall’estrattivismo che la violenta, obbedendo solo al potere e all’avidità.”
Una mobilitazione autoconvocata per difendere l’Amazzonia
La prima assemblea mondiale per l’Amazzonia si è tenuta online il 18 e 19 luglio scorsi. Essa è nata come assemblea autoconvocata grazie all’impulso di 540 gruppi amazzonici e il sostegno iniziale di oltre tremila persone, tra cui membri di movimenti e collettivi, attivisti, indios, artisti, religiosi, accademici e tanti altri. Tra i partecipanti e coordinatori dell’evento anche REPAM (Rete Ecclesiale Panamazzonica), COICA (Coordinamento delle Organizzazioni Indigene del Bacino Amazzonico) e FOSPA (Forum Sociale Panamazzonico). Una decisione presa anche in seguito alla diffusione della pandemia di Covid-19, la quale minaccia gravemente la sopravvivenza dei popoli indigeni che non hanno accesso a cure e farmaci sufficienti ed adeguati.
Tre campagne per intervenire su più fronti
L’assemblea si è proposta di trovare soluzioni su più fronti, con tre campagne principali. La prima campagna è improntata ad arginare gli effetti devastanti della pandemia di Covid-19 sulle popolazioni indigene. Viene richiesto un maggiore impegno da parte dei governi dell’area Panamazzonica (area che comprende Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Guyana francese, Perù, Suriname e Venezuela) e delle istituzioni internazionali, con aiuti in termini di personale medico, strutture adeguate, farmaci, ossigeno e dispositivi di protezione, così come supporto psicologico, tenendo in considerazione le variabili etniche e culturali. Viene richiesto inoltre un intervento in campo educativo, al fine di non privare bambini e ragazzi del diritto allo studio e all’educazione anche durante la situazione di emergenza.
La seconda campagna, chiamata “boicot”, è volta al boicottaggio verso attività, prodotti, aziende, investimenti, politiche, accordi commerciali e industrie estrattive che distruggono il territorio dell’Amazzonia. La terza campagna ha infine previsto l’istituzione di due settimane di mobilitazione dal 14 al 28 di agosto per protestare contro la distruzione e lo sfruttamento del territorio. Mobilitazione che avrà luogo anche online tramite piattaforme social al fine di poter far sentire la propria voce a livello globale. Le varie iniziative e gli aggiornamenti degli eventi possono essere seguiti direttamente sul blog dell’iniziativa: https://asambleamundialamazonia.org/
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