Una situazione come quella che abbiamo vissuto finora (e che forse, finalmente, sta tornando ad una quasi-normalità) non ha precedenti, almeno negli ultimi cento anni. Prima di allora, e basta ricordare la famosa influenza spagnola di inizio ‘900, epidemie e pandemie erano comunque sempre successe, e avevano portato a cambiamenti epocali, oltre che a milioni di morti.
Il Covid-19 però è arrivato in un’epoca storica in cui il mondo è molto più connesso e il progresso tecnologico è molto più avanzato. Questo ha portato con sé diverse implicazioni, non solo in tutta la gestione pratica di quello che sta succedendo, ma anche nella reazione delle persone che la stanno vivendo.
Le fasi di questa quarantena sono state abbastanza definite, a partire dall’iniziale fiducia nell’efficacia e nella necessità della quarantena, nel governo, nella scienza, fino alla sfiducia totale verso tutto e tutti e l’unico imperativo: poter uscire di casa e far ripartire l’Italia. Che poi questo far ripartire l’Italia sia qualcosa che va preso con le pinze è evidente ed è anche un altro discorso, che qui non affronteremo.
Quello che ci interessa è invece la psicologia delle persone che stanno vivendo questo particolare periodo.
Ciò che accomuna molti dei contenuti condivisi nei social fin dall’inizio della quarantena riguarda gli effetti positivi da ricercare in questo tipo di situazione. Quelli più personali erano i più comuni, come il fatto di avere maggiore tempo per le proprie passioni o l’incitamento ad usare l’isolamento per una riscoperta di se stessi e della propria famiglia.
Un altro tema importante era però quello della rinascita della Natura dovuta al nostro stop obbligato. Anche se alcune delle storie condivise su questo argomento erano in verità bufale, certi sono gli effetti positivi che ha avuto la riduzione quasi totale degli spostamenti in auto e in aereo e il blocco della produzione industriale.
Su questa base molte sono state le persone e anche i media che si sono accodati nel concordare sulla positività di quanto stava succedendo per la Natura. Su quanto fosse importante mantenere anche dopo la fine dell’emergenza un’attenzione alta sull’argomento. Sul creare contenuti, spesso molto emozionali, che spingevano a mantenere un atteggiamento rispettoso per l’ambiente a prescindere dagli obblighi. Su quanto le persone stessero imparando e su come le cose sarebbero cambiate, alla fine di tutto.
Bene, la fine di tutto non è ancora arrivata, ma nel frattempo la ripartenza tanto agognata sta avvenendo e già vediamo come tutte le cose che avrebbero dovuto cambiare… beh, non siano proprio cambiate.
Le brutte abitudini degli italiani si riconfermano con un nuovo sapore. Non sono più solo i mozziconi di sigarette e le immondizie ad essere gettate per strada, ma gli stessi guanti e mascherine che ci proteggono ora diventano parte dei rifiuti di cui ci si libera senza la minima attenzione.
E tutti i discorsi sulle acque che si erano ripulite in queste settimane? Nemmeno il tempo di ricominciare ufficialmente e già si tornavano a effettuare sversamenti dannosi (e abusivi) nel fiume Sarno. Oppure nell’Adda. O in altri fiumi ancora.
Le brutte abitudini sono le più difficili da perdere. Basta parlare con ex-fumatori o ex-tossici per rendersene conto. Ma ciò che ci porta a fare un passo nella direzione giusta è il renderci conto che, alla fine, siamo solo noi a guadagnarci dalle buone scelte. Impegnarci a far sì che tutte le parole, tutte le condivisioni, tutti i buonismi sui social durante le settimane di quarantena non finiscano nel vuoto, è fondamentale.
Perdere queste brutte abitudini e impararne di nuove e positive è il punto focale di tutto.
L’ambiente in cui viviamo è proprio questo: l’ambiente in cui viviamo. È qui che abitiamo, non su Marte. È qui che ci saranno le conseguenze di tutto quello che di sbagliato stiamo continuando a fare, dal “semplice” sputare per terra la gomma, all’incendio doloso per ottenere terreni su cui edificare.
Pensiamo che tutto quello che facciamo non abbia impatto sulla nostra vita, o su quella dei nostri figli? Pensiamo che un sacchetto dell’immondizia gettato per i campi non sia poi così terribile? Pensiamo che le scelte che facciamo non abbiano conseguenze?
Forse è ora di pensarci meglio.
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